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Piersilvio: ''Sky solo la tv delle lite. Vogliamo incalzare Murdoch ovunque''

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Fonte: Il Corriere della Sera

E
Economia
«Mi fanno quasi tenerezza, per non dire altro, quelli che nel centrosinistra si sono innamorati di Murdoch. Pensi: un signore che ha scalato e conquistato il Wall Street Journal, bibbia dei repubblicani americani e del capitalismo globale, che ha lanciato Fox-tv, il network che ha sostenuto per due mandati George W. Bush...». Sorride Pier Silvio Berlusconi raccontando l'apparente paradosso italiano. Apparente soprattutto alla luce dello psicodramma che stanno attraversando i democratici dopo le elezioni sarde.
 
Forse a renderlo così tranquillo è anche il fatto di aver superato il caso Mentana in scioltezza con il colpo di aver preso Alessio Vinci dalla Cnn, incassando anche i complimenti del network tv roccaforte del giornalismo mondiale. Ma concede ben poco alla diplomazia il vicepresidente esecutivo di Mediaset quando parla di concorrenza. Soprattutto dopo avere letto le cronache da Davos e le parole di James Murdoch, figlio di Rupert, e numero uno delle attività europee del colosso multimediale NewsCorp. «Ho letto che in Italia si sente ostacolato dall'establishment... Sarà, ma a noi sembra esattamente il contrario».

In Italia però Murdoch c'è arrivato come vaso di coccio tra le due corazzate Rai e Mediaset...
«No, si è insediato come monopolista del satellite. Un monopolio che ancora oggi ha ben saldo nelle sue mani».

Mi scusi ma i suoi accenti sembrano tanto dovuti alla reazione di chi soffre la concorrenza sul proprio territorio...
«Esattamente il contrario. Noi facciamo tv generalista gratuita. Loro tv tematica a pagamento. Sono due modelli di business completamente diversi. E gli ascolti lo dimostrano: Canale 5 da sola con il 23% è la prima rete italiana, gli oltre cento canali Sky fanno l'8-9% tutti insieme».

A dire il vero Sky è sulla bocca di tutti...
«Più che altro è sulla bocca del sistema mediatico. Sky può essere vista da 4,7 milioni di famiglie italiane su un totale di 24 milioni. A volte le élite scambiano le proprie abitudini e i propri consumi come fossero quelli di tutti. Ma non è così».

Ora non faccia lei la vittima.
«Tutt'altro. Senza voler parlare della crisi economica, e guardando agli ascolti televisivi, questo per noi è uno dei periodi migliori. Come le dicevo, Canale 5 è la prima rete italiana, si sta facendo un ottimo lavoro. Italia 1 è terza rete assoluta e Retequattro è sopra gli obiettivi. E se guardiamo al target commerciale, gli ascolti del pubblico tra 15 e 64 anni, quelli più interessanti per gli investitori pubblicitari, la nostra leadership è ancora più netta».

A proposito di pubblicità: che aria tira? La tv è il primo mezzo a captare i segnali di ripresa.
«Per ora oggettivamente di segnali di ripresa non se ne captano. Noi ci stiamo difendendo bene, ma il mercato è ancora molto complicato e la visibilità sul futuro è scarsissima».

Torniamo a Sky: ha appena detto che non vi dà fastidio, questa è una notizia.
«Un momento. Noi siamo in concorrenza, in forte concorrenza con Sky».

Decida, concorrenza o no?
«Mi faccia dire: sul fronte del fatturato le dimensioni di Sky Italia sono già simili alle nostre. E certo non sono i nuovi arrivati, nati in un garage, che si battono contro una multinazionale. Il gruppo Newscorp nel 2008 ha fatturato dieci volte il gruppo Mediaset e il loro utile netto è pari ai nostri ricavi in Italia».

D'accordo ma è concorrenza o no?
«Loro hanno tanti canali di nicchia con prodotti principalmente acquistati, professionali ma freddi, preconfezionati. Noi investiamo oltre un miliardo di euro ogni anno in contenuti italiani e offriamo gratuitamente una tv calda, fatta con i talenti più forti: riusciamo ad aggregare i migliori conduttori, autori e produttori. E regaliamo al pubblico il grande intrattenimento, fiction di alta qualità, informazione. E poi film e telefilm da tutto il mondo. Siamo in concorrenza con Sky, ma la loro è un'offerta complementare alla nostra. Tanto è vero che anche chi paga la pay via satellite guarda soprattutto le nostre reti gratuite».

Così calda la vostra tv che ogni tanto qualcosa vi scappa di mano, vedi il caso Mentana. Chi ha preso la decisione di metterlo fuori?
«Nessuno l'ha messo fuori, si è dimesso lui con un comunicato. Ho deciso io di non affidargli le finestre dentro il Grande Fratello. E l'ho fatto più per motivi editoriali che commerciali. Intanto la notizia era stata ampiamente data da tutti i tg. E a fronte di novità cruciali eravamo pronti a dare spazio al Tg5. Ma farlo a prescindere da nuove notizie sarebbe stato un approccio troppo sensazionalistico. E comunque Matrix è un programma di approfondimento: che senso avrebbero avuto dei commenti nel bel mezzo del Grande Fratello? I commenti li abbiamo affidati a Emilio Fede con tutto il tempo necessario».

Mentana come Veltroni, dimissioni pubbliche.
«Dimissioni quelle di Veltroni senza sceneggiate. Date pubblicamente e confermate. Un comportamento serio».

Dicono però che con Mentana vi siete tolti dalle scatole un giornalista che è sempre stato scomodo. Magari con il consenso del centro-destra e di suo padre.
«Questa è grossa. Che c'entra mio padre? Mi ha chiamato a cose fatte, stupito: "Ma che cosa è successo?". Non sapeva nulla di Mentana come da anni non sa quasi nulla della vita quotidiana di Mediaset. Anche della scelta di Alessio Vinci non era al corrente».

Un colpo di reni la mossa di bussare alla Cnn...
«È successo tutto in 48 ore. Mercoledì scorso abbiamo iniziato a pensare alla nuova conduzione. Siamo partiti da una rosa ampia, con nomi noti e professionisti capaci. Ma a un certo punto abbiamo capito che dovevamo uscire dal quadrato, innovare davvero, anche rischiando di più. Abbiamo consultato Alessio Vinci e giovedì l'ho incontrato con Mauro Crippa».

Vi deve aver convinto vista la velocità.
«Mi è piaciuto subito: davvero preparato e con un piglio molto televisivo. Lui era onorato della proposta e la Cnn ha accettato subito di liberarlo perché Mediaset e Canale 5 sono un marchio di qualità internazionale. Con buona pace di chi in Italia finge atteggiamenti snob verso la tv generalista».

A sentir Mentana dalle parti di Mediaset i metodi sono sovietici.
«E certo? Per questo Vinci condurrà con il colbacco...».

Battute a parte, Fiorello intanto ha scelto Sky: ed è chiara la volontà di Sky di offrire anche contenuti «caldi» come i vostri.
«È la concorrenza. E le dico onestamente che noi non siamo stati a guardare: abbiamo deciso di iniziare un'avventura tostissima, provare a rompere il monopolio nella pay tv con Mediaset Premium. Ci siamo inventati, primi al mondo, l'offerta tv con carta prepagata e dopo un esordio solo con partite di calcio in pay-per-view, dall'anno scorso abbiamo lanciato una proposta completa, con offerte 24 ore su 24 ricchissime per qualità e quantità. Risultato: già nel 2008 circa 400 milioni di fatturato. E trasmettiamo sul digitale terrestre, la piattaforma che entro il 2012 vedranno tutti gli italiani».

E allora perché state facendo un'offerta satellitare con la Rai e Telecom alternativa a Sky?
«Non è alternativa a Sky. Vogliamo solo far vedere il digitale terrestre anche nelle zone più sperdute dove solo il satellite riesce a far giungere il segnale. Non è giusto che chi può ricevere la tv generalista solo via satellite, pagando il canone per la Rai o gratuitamente nel caso di Mediaset, non possa accedere a tutta la nostra offerta. Noi la concorrenza a Murdoch la facciamo già non sul satellite ma con Premium, la pay sul digitale terrestre. E per il futuro non escludo che ci misureremo con loro anche all'estero».

Come all'estero?
«Si tende a dimenticare che Murdoch oltre ai giornali, ai network tv in tutto il mondo e alla major cinematografica, possiede anche il primo canale pay in Gran Bretagna, il primo in Germania e l'elenco può continuare. Se noi non cresciamo c'è il rischio che l'Italia perda un altro presidio industriale, quello televisivo. È già successo nell'informatica, nella farmaceutica? Mediaset è un'eccellenza italiana, andrebbe perlomeno difesa».

Ci sta dicendo che dopo Telecinco ci sarà una Mediaset inglese, tedesca...
«Non vogliamo perdere terreno nel nostro Paese, anzi vorremmo conquistarne. E per continuare a competere davvero dobbiamo pensare anche a una solida presenza in Europa».

Allora è vero che avete aperto vari dossier: Prosieben in Germania, Itv in Gran Bretagna, Digital Plus in Spagna.
«Guardi, noi siamo un'azienda sana che non ha mai fatto follie. E con questa crisi ci vuole ancora più prudenza ma ci potrebbero anche essere grandi opportunità. Come sempre, se ci fosse l'occasione giusta saremmo pronti a coglierla. È già successo con Endemol che è leader mondiale dell'intrattenimento tv e continua a crescere».
 
Daniele Manca
per "Il Corriere della Sera"

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