
La satira sportiva inizia così, prendendola alla lontana, con garbo e soprattutto senza toccare troppo da vicino i protagonisti.
Un passo avanti negli Anni 50 con le esilaranti gag televisive di Ugo Tognazzi e Raimondo Vianello, nelle quali lo sport maggiormente preso di mira è il ciclismo. «Sono contento di essere arrivato uno» fa sorridere e diverte. Nessuno però ha ancora pensato di prendere in giro i calciatori.
Per questo bisogna attendere domenica 11 novembre 1990, quando su Italia Uno, in seconda serata, debutta "Mai Dire Gol". Le voci (fuori campo) di Giorgio Gherarducci, Carlo Taranto e Marco Santin lanciano servizi che mettono alla berlina i protagonisti della domenica.
C'è chi la prende bene, come Del Piero, autore di un memorabile duetto con Luciana Littizzetto in versione "Lolita", ma anche chi non ci sta, come Trapanami e Mazzone, che rifiutano ogni contatto con lo scanzonato trio. Fioccano le querele, come quella del giornalista romano Ezio De Cesari, mentre Giorgio Bocca su "Repubblica" li stronca: Tre giovanotti presuntuosi e poco spiritosi. Avanspettacolo da oratorio. Che invita a tirare una scarpa verso il televisore.
Nascono neologismi (come il "gollonzo", l'errore da Gialappa's, dal nome che il trio si è scelto mutuandolo dalla radice, citata nei fumetti di Alan Ford e dalle proprietà lassative) e spopolano i personaggi Felice Caccamo (Teo Teocoli), Ermes Rubagotti e Gianduja Vettorello (Gene Gnocchi).
Da un'idea di Marino Bartoletti e con la conduzione di Fabio Fazio, nascerà, tre anni dopo, "Quelli che il calcio...". La prima puntata, pomeridiana, è nel palinsesto di Rai Tre di domenica 26 settembre 1993.
"Mamma" Rai risponde con ironia all'ironia, anche se in una forma diversa, alternando sketch e balletti agli aggiornamenti in diretta sulle partite di Serie A.
Ma l'azienda di Stato balla sopra un Titanic che affonda. Un anno prima la tv commerciale le ha inferto un colpo durissimo soffiandole i diritti per trasmettere le gare della Nazionale. Un sacrario finora inviolato. Il blitz è di Rodolfo Hecht, vicedirettore di Tele+, che per 850 mila dollari porta via alla Rai i diritti tv per la diretta di Scozia-Italia, incontro valido per le qualificazioni mondiali di USA 1994.
Il capo dei programmi sportivi Rai Gilberto Evangelisti, ottiene la concessione per trasmettere il match di Glasgow (18 novembre 1992) ma in differita di mezz'ora. Solo all'ultimo istante, quando era già stato programmato un film con Sidney Poitier, si arriva alla mediazione che permette la diretta sia sulla Rai sia su Tele+.
La voce di Bruno Pizzul (Rai Due) "batte" quella di Massimo Marianella (primo telecronista della pay-tv italiana, anche per la Serie A) dodici milioni (di telespettatori) a uno. È l'inizio di una nuova era, che nello stesso periodo segna un'altra svolta, quella dei diritti tv per la diretta della Serie A.
Tele+ è in forte crescita, ma la sua redazione sportiva è in subbuglio: l'arrivo di Aldo Biscardi, che trasmigra da Rai Tre portandosi dietro il "suo" Processo, porta all'assunzione del figlio Maurizio e di Silvio Sarta come inviati, oltre che di due cognomi illustri, Riccardo Pescante (rampollo dell'allora presidente del Coni) e Eduardo Lubrano, erede del conduttore di "Mi manda Rai Tre", come praticanti.
C'è anche un voto di sfiducia, ma in breve tempo le acque si quietano, alcune assunzioni non vanno in porto e sabato 28 agosto 1993 va in onda il primo anticipo: Monza-Padova, per il campionato di B. Il giorno dopo tocca a Lazio-Foggia, primo posticipo di A, anche se la Rai aveva già sperimentato la diretta per la Serie A nel 1955-56.
Tele+ non ha concorrenza per un quadriennio, fino al febbraio 1997, quando prende vita il canale Stream, che affida la direzione a Darwin Pastorin, ex Guerino e Tuttosport. Dietro, oltre a Telecom Italia, ci sono cospicui finanziamenti di quattro delle "sette sorelle" che si sentono discriminate (a beneficio di Inter, Milan e Juventus) da Tele+: Lazio, Parma, Fiorentina e Roma. Nel 2000 si aggiungerà il Napoli, ma il piatto forte dell'offerta di Stream sarà la Champions League: 150 gare a stagione tra dirette e differite. Il tele-pallone si gonfia sempre di più.
L'evoluzione tecnologica viaggia alla velocità della luce. Pay-tv, pay-per-view, tv via-cavo, digitale terrestre, internet. L'utente rimane spiazzato: tante le offerte, ma anche tanta dispersione e un comune denominatore, la crescita del potere delle tv.
Davide Rota
per "Guerin Sportivo"