Alla fine tutti sanno di che morte morire. à solo la data a essere continuamente rinviata: prima il 2006, poi il 2008, adesso il 2012. Ma sarà rispettata la nuova dead-line?
Sono pochi gli imprenditori televisivi veneti che credono imminente il passaggio al digitale. Certo, tutti lo danno per scontato, o meglio, la definiscono una transizione inevitabile. Ma ultimamente nessuno se ne preoccupa più. Sia chiaro: tutti hanno seguito la legge Gasparri del 2004 e avviato almeno un impianto sperimentale. Tutti hanno investito milioni di euro. Ma la tecnologia utilizzata allora, oggi è già obsoleta. Figuriamoci nel 2012.
Così, a distanza di soli tre anni dalla corsa al digitale, gli investimenti si sono fermati e quelli già sostenuti si sono rivelati infruttuosi. Gli utenti che oggi, avendo la disponibilità di un decoder, guardano i programmi in digitale (trasmessi per lo più in fascia notturna e per poche ore) si contano sulle dita delle mani. E certo non si tratta di un pubblico soddisfatto visto che le emittenti non hanno diversificato la programmazione (i contenuti trasmessi sono gli stessi messi in onda sull'analogico) senza alcun uso dell'interattivita nè aumento dell'offerta. Molti hanno scommesso sulla tecnologia. Nessuno su nuove professionalità o idee.
«Solo Mediaset ora ha tutti gli skill per transitare al digitale - risponde Giorgio Galante patron di Telepadova del gruppo 7 Gold - e non ci sono dubbi sul fatto'che, in qualunque anno avverrà lo swich off, le vittime sacrificali saremo noi tv locali. Tutti i nostri impianti sono già all digital ma stiamo ancora investendo sulla copertura analogica, anche perché se non c'è una base di tipo tradizionale, è difficile poi passare al digitale».
«Abbiamo fatto il minimo che imponeva la legge - spiega Paola Panto figlia dello scomparso Giorgio e arnministratrice del gruppo televisivo che comprende Telenordest, Antenna 3 e Telealtoveneto - con un investimento di 2 milioni, ancora nel lontano 2000».
«Già l'80% della nostra tv è in digitale - aggiunge Alberto Faustini consigliere delegato di Telearena (4milioni e 600mila euro il fatturato 2006) - ma non stiamo affatto correndo. Abbiamo sospeso ogni investimento perché nessuno ci guarda e non abbiamo nessuna intenzione di acquistare altre frequenze visto i costi proibitivi».
A sentire la carenza di un doppio canale è anche Tva Vicenza (3,5 milioni il fatturato 2006). Sono 700mila gli euro spesi dall'ad Claudio Cegalin per l'avvio del digitale «senza alcun ritorno economico». Vincente, invece la scelta di entrare nel pacchetto Sky.
E ora la tv ha appena firmato un accordo con Skylogic Italia Spa (società 100% di Eutelsat) per la nascita di un nuovo Teleporto delle Alpi, una piattaforma satellitare in fibra ottica che fungerà da punto di riferimento per le emittenti regionali.
Chi ha fatto shopping di frequenze è invece Canale Italia di Lucio Garbo (12 milioni di fatturato nel 2006). «Abbiamo acquisito una ventina di frequenze analogiche - dice Garbo - anche in Campania e in provincia di Palermo. Tutta la nostra rete è già digitalizzata, manca solo il Trentino e il Piemonte». «Certo se avessimo delle date certe riusciremmo a tarare al meglio gli investimenti - continua - alla fine però è sempre meglio acquistare un pezzo di terra e poi aspettare a costruire».
Nessuna strategia d'investimento nemmeno per Filippo Jannacopulos editore di Rete veneta (2,2 milioni il fatturato dello scorso anno) che ha avviato nel 2005, con un finanziamento di circa 300mila euro, un canale digitale 24 ore su 24 ed è divenuto partner della Regione Veneto nella sperimentazione di Ve2Ci, il canale di e-government regionale.
«Troppo scarso il ritorno, solo 25mila euro - dice Jannacopulos - Il digitale per l'utenza locale non funziona; meglio sperimentazioni di e-learning come quella appena avviata con l'ente di formazione Irigem di Rosa (Vicenza)».
Un pacchetto di lezioni "a distanza" sul digitale per gli addetti del distretto orafo e la loro qualificazione professionale.
Eleonora Vallin
per "Il Sole 24 Ore NordEst"
(22/8/07)