Prendi tre giovani coppie di diverse religioni, portale in Palestina con un viaggio organizzato dall'Opera Romana Pellegrinaggi e falle seguire dalle telecamere per una settimana intera: è l'idea che hanno avuto gli autori del programma di Raiuno "A sua immagine", che per cinque domeniche, a partire dal 25 febbraio, trasmetterà un inedito reality a sfondo religioso.
O meglio, come sottolinea il conduttore Andrea Sarubbi, «un "docu-reality interreligioso", perché non è né un reality in senso stretto, visto che non abbiamo le telecamere accese 24 ore su 24, ma nemmeno un documentario come quelli del National Geographic». Accomunati solo dalla cittadinanza italiana e dalla giovane età (il più vecchio ha infatti trent'anni), i sei protagonisti dell'insolito format sono tutti rappresentanti illustri delle tre grandi fedi monoteiste: i due fidanzati cattolici Cristian Carrara e Maura Murgia, lui trentenne originario di Pordenone, portavoce del Forum internazionale dei giovani ed ex segretario dei Giovani delle Acli-Associazioni cristiane lavoratori italiani (ma anche autore del brano che Antonella Ruggiero porta a Sanremo, "Canzone fra le guerre"), lei cagliaritana di 28 anni, presidente della Gioventù Francescana d'Italia; due amici ebrei, Tobia Zevi, 23 anni, nipote del celebre architetto razionalista e critico d'arte Bruno Zevi ed ex presidente dei Giovani Ebrei d'Italia, e Margherita Elena Sacerdoti, italo-argentina ventiquattrenne, presidente del Bene Berit dei giovani di Milano; e infine una coppia di islamici di origine marocchina, il fondatore - e a lungo presidente - dei Giovani Musulmani d'Italia Khalid Chaoki e sua moglie Khalida El Khati, rispettivamente di 24 e 23 anni.
Niente nomination, confessionali ed eliminazioni, però, e nemmeno interventi degli autori per fare emergere un personaggio piuttosto che un altro con lo scopo di aumentare gli ascolti: nonostante siano previsti stralci di quotidianità "rubati" da una telecamerina mobile, in questo reality sui generis verranno ripresi solo alcuni momenti della giornata, rispettando la privacy dei protagonisti e lasciandoli liberi di esprimersi senza essere imboccati. Anche se, confessa Sarubbi, «io a volte li stuzzico un po' e li provoco su alcuni dibattiti, sia pure rimanendo sempre dietro le telecamere».
Il confronto, è inevitabile, in alcuni momenti prende anche una piega politica, ad esempio davanti al muro costruito per dividere israeliani e palestinesi, e accende discussioni, di fronte a constatazioni come quella che le chiavi del Santo Sepolcro sono in mano ai musulmani e non ai cristiani, come sarebbe naturale che fosse. «Lo scopo di questo esperimento non è la conversione», continua il conduttore, «quanto piuttosto il dialogo e la conservazione della propria identità ma almeno conoscendosi: è uno scambio di conoscenze reciproche, per capire ad esempio perché Gerusalemme è il terzo luogo santo dell'Islam o per spiegare cose sull'ebraismo che nemmeno molti ebrei sanno. Per questo abbiamo messo alle calcagna dei ragazzi il frate francescano Giulio Michelini, che insegna Sacra Scrittura ad Assisi ed è un grande conoscitore della cultura ebraica».
Dopo tanti reality discutibili, insomma, un reality per discutere, all'insegna non della prevaricazione e dell'egocentrismo ma, una volta tanto, della tolleranza e dell'apertura verso gli altri. Che serva da insegnamento per i vari "Grande Fratello", "Isola dei famosi" e similari? Difficile ma, si sa, la speranza è l'iiltìma a morire. Soprattutto quando ci sta di mezzo la fede.
Donatella Aragozzini
per "Libero"