Vivendi, incassato il via libera di fatto dell'Antitrust europeo alla concentrazione, puo' mettere mano alla governance di Telecom e il ceo francese Arnaud de Puyfontaine sale alla presidenza, scambiandosi con Giuseppe Recchi che resta in cda come vicepresidente. «Sono felice e onorato» ha detto in italiano Arnaud De Puyfontaine, lasciando la sede del gruppo. «L'azienda va a tutto vapore, come sempre, e io sono contento» e' stato invece l'unico commento rilasciato da Recchi che, uscito poco prima, ha lasciato che l'annuncio fosse fatto dal suo successore.
«So che si tratta di un impegno che mi assorbira' a fondo - ha aggiunto de Puyfontaine che resta Ceo di Vivendi - ma so anche di poter contare sull'aiuto di un team di persone e di collaboratori di primissimo piano e di altissimo livello professionale, in particolare Giuseppe Recchi e Flavio Cattaneo, che ringrazio personalmente e che restano al mio fianco».
De Puyfontaine avra' le stesse responsabilita' e poteri che aveva Recchi, decade solo la supervisione in materia di security e su TI Sparkle (peraltro introdotta solo nel 2016 con la designazione di Flavio Cattaneo come a.d), la 'dorsale' che probabilmente non e' opportuno lasciare completamente sotto l'egida francese. Sul tema dei conflitti di interesse e' stato rivisto e ampliato l'ambito di applicazione della Procedura per l'effettuazione di operazioni con parti correlate in vigore decidendo di equiparare totalmente il socio di riferimento Vivendi a una societa' controllante, ai fini dell'individuazione del perimetro delle parti correlate di Tim.
Il Consiglio di Amministrazione ha inoltre proceduto alla costituzione dei Comitati e Franco Bernabe' (da oggi 'guida' dei consiglieri indipendenti), ex a.d del gruppo, e' entrato a far parte del Comitato Strategico mentre Lucia Calvosa e Francesca Cornelli, rappresentanti dei fondi italiani, fanno parte del Comitato per il controllo e i rischi. Sul tema degli impegni, a cui l'Antitrust europeo ha condizionato il via libera all'assunzione del controllo di Vivendi su Tim, e' stata portata solo un'informativa al cda e nessuna delibera e' stata presa sulla proposta cessione della quota del 70% che Tim ha in Persidera, che ha in pancia cinque multiplex digitali nazionali, con cui fa concorrenza alla Rai e a Mediaset. La jointventure con Gedi nel 2016 ha realizzato un fatturato di 80 milioni, un ebitda di oltre 40 milioni e un utile di circa 15 milioni di euro, distribuendo dividendi per 13 milioni di euro. I soci quindi, per quanto la ritengano entrambi 'no core' non avrebbero motivo per 'svendere'.