Partite di calcio. Di serie A e di coppe internazionali. Trasmesse in chiaro su una decina di siti basati nei luoghi più esotici del Paese, ma cliccatissimi in Italia. La polizia postale ha notificato proprio in questi giorni ai principali provider italiani il sequestro preventivo di dieci piattaforme che trasmettono match di calcio e di altri eventi sportivi. Il provvedimento, che rende inattivi i domini per chi vi accede dall'Italia, è stato richiesto dalla Rti-Mediaset, e riguarda portali che a loro volta rinviano ad altri link, ovvero: dinozap.tv, freedocast.com, hdcaster.net, hqcast.tv, ilive.to, limev.com, livescorehunter.tv, mips.tv, veemi.com.
IL SEQUESTRO - Richiesto dal sostituto procuratore della repubblica di Milano Tiziana Siciliano, il provvedimento è stato disposto dal Gip Andrea Ghinetti. «Si tratta di un precedente importante - spiega l'avvocato Fulvio Sarzana, legale dell'associazione provider - perché per la prima volta si interviene nei confronti di siti che operano senza fini di lucro, pur in una palese violazione del Copyright. Una norma finora quasi mai applicata».
Il decreto di sequestro menziona infatti la necessità di proteggere le emittenti televisive del Biscione nonché le piattaforme Mediaset Premium, dallo streming pirata del calcio via web. «Si tratta dell’art 171, comma 1, lettera a-bis, della legge 633/1942 - aggiunge Sarzana - che era stato introdotto dallo stesso Governo Berlusconi nel 2005. La norma, diversamente dalle diverse norme in tema di sfruttamento lucrativo di opere tutelate dal diritto d’autore penalizza il semplice caricamento di un file sul web, senza alcuno scopo di lucro. Il precedente apre la strada all’applicazione generalizzata dello strumento di sequestro a tutto il web indistintamente. Inoltre, a mio avviso, gli incontri di calcio non possono essere tutelati sulla base del diritto d’autore come una qualsiasi opera dell'ingegno».
L'ESECUZIONE - Il decreto è stato firmato l'11 gennaio e notificato il 12 a tutti i provider italiani, che hanno quindi provveduto ad inibire a tutti i navigatori italiani l’accesso ai siti.
Articolo tratto da
"Corriere.it"