Fapav annuncia l'ingresso ufficiale di Tivù nella Federazione per la Tutela delle Industrie dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali, come ratificato nel corso dell’ultima Assemblea.
"Sono lieto di dare il benvenuto in Fapav a Tivù, che riveste un ruolo di rilievo nel panorama della diffusione dell'offerta televisiva digitale terrestre gratuita anche grazie a tivùsat e alla qualità delle sue trasmissioni. Ringrazio il consigliere delegato Stefano Luppi per la fiducia e per la sensibilità dimostrata al tema del contrasto della pirateria audiovisiva", sottolinea il presidente Fapav Federico Bagnoli Rossi.
"Questo ingresso è un'ulteriore conferma dell'importanza che riveste il segmento televisivo nella nostra Federazione, proprio nello stesso giorno in cui Confindustria Radio Tv entra da Statuto a far parte dei membri permanenti della Fapav alla stregua delle altre associazioni di categoria dell'intero comparto audiovisivo del nostro Paese. Il settore televisivo è ampiamente colpito dagli effetti della pirateria, come dimostrano anche gli ultimi dati Fapav/Ipsos diffusi questa settimana. Infatti, è importante sottolineare che non solo le offerte a pagamento sono oggetto di pirateria, ma anche i prodotti della televisione gratuita non sono immuni da questo fenomeno illecito. Pertanto, diventa sempre più cruciale estendere la tempestività dell'azione di blocco degli illeciti tramite Agcom anche agli altri contenuti audiovisivi, tra cui le trasmissioni televisive in diretta, come previsto dalla legge 93/2023".
"Tivù ha deciso di entrare a fare parte di Fapav - precisa il consigliere delegato Stefano Luppi - con la volontà di dare il proprio contributo allo sviluppo di ogni attività tesa alla tutela del diritto d'autore, alla difesa dell'intera filiera dell'industria culturale italiana e alla salvaguardia di centinaia di migliaia di posti di lavoro".
Il 39% degli adulti italiani, secondo i dati Ipsos, ha commesso nel 2023 almeno un atto di pirateria fruendo illecitamente di film, serie/fiction, programmi o sport live: 3 punti percentuali in meno rispetto all’anno precedente. In totale si stimano circa 319 milioni di atti di pirateria contro i 345 milioni del 2022. Un trend in leggera decrescita ma non è sufficiente per analizzare il fenomeno con cauto ottimismo: 4 italiani adulti su 10 hanno infatti compiuto nel 2023 almeno un atto di pirateria. Tra i contenuti più piratati ci sono i film. In calo la visione illecita di serie tv/fiction con un -14% rispetto al 2022.
Tra le diverse tipologie è la pirateria digitale la principale modalità di fruizione dei contenuti piratati (37%) ma, rispetto al 2022, è l’unica che scende leggermente (era 40% nel 2021 e 39% nel 2022). Pirateria indiretta e pirateria fisica restano stabili rispettivamente al 12% e al 9%. Le IPTV illecite rappresentano una delle forme preferite da circa 11,8 milioni di italiani per accedere almeno una volta ai contenuti pirata, seguono lo streaming con il 18% e il download con il 15%.
Qual è l’identikit del pirata? I pirati di contenuti audiovisivi sono più concentrati tra gli under 35, sono prevalentemente occupati, possiedono un livello di istruzione più alto rispetto alla popolazione italiana (22% di laureati), sono geograficamente più concentrati nel sud del paese e nelle isole e vi è leggera prevalenza degli uomini rispetto alle donne.
Pirateria sportiva: per quanto riguarda lo sport live, a fronte di un’incidenza della pirateria stabile, gli atti crescono rispetto al 2021, ma diminuiscono rispetto al 2022, superando i 36 milioni. Nel 2023 sono state stimate 11,4 milioni di fruizione perse (+0,4 mln rispetto al 2021) con un danno economico complessivo di circa 285 milioni di euro. Ipsos ha stimato una perdita di fatturato per l’economia italiana pari a circa 2 miliardi di euro a causa della pirateria, il che implica una perdita di PIL di circa 821 milioni di euro e una contrazione dei posti di lavoro pari a circa 11.200 unità.
La pirateria audiovisiva è un reato, gli italiani ne sono consapevoli? Il 79% dei pirati ha chiaro che si tratti di una pratica illecita, ovvero che rappresenti un reato. In particolare, il 47% degli italiani non è perfettamente consapevole della gravità del fenomeno e degli impatti che questa pratica provoca ad esempio sul mercato del lavoro o sul depauperamento della creatività e del talento, linfa vitale per l’industria audiovisiva e culturale italiana.
L’impatto sul fenomeno della nuova legge antipirateria: tra le possibili forme di deterrenza e contrasto quelle che si pensa possano essere più efficaci sono legate all’oscuramento del sito con contenuti non autorizzati dai titolari dei diritti, che in molti casi induce il pirata ad abbandonare la fruizione illegale a favore di alternative legali a pagamento (45%), alla sanzione amministrativa e alla denuncia penale. Rispetto alla nuova legge antipirateria, entrata in vigore nell’agosto del 2023, c’è ancora una conoscenza approssimativa dei contenuti e degli effetti, tuttavia al crescere della consapevolezza cresce la responsabilità individuale. Infatti, il 37% dei pirati ha dichiarato che, a seguito dell’entrata in vigore della nuova normativa, non scaricherà o fruirà più di contenuti audiovisivi in forma illecita.