Fatto sta che proprio partendo da una recente indagine dell'Aduc, l'associazione dei consumatori vicina all'ambiente politico dei radicali, la deputata della Rosa nel Pugno Donatella Foretti, ha mosso alla grande il problema chiedendo lumi in materia ai ministeri dell'Economia e delle Finanze e a quello delle Comunicazioni.
Senza peraltro ricevere a tutt'oggi una risposta precisa su quali apparecchi comportino per i loro possessori il pagamento del canone.
Che è per l'appunto una tassa fascista inventata; nel 1938, l'anno delle leggi razziali, che obbliga coloro che ne usufruiscono a pagare il ben poco popolare balzello.: Il regio decreto legge del 21 febbraio 1938 numero 246 prevede all'articolo 1 che "chiunque detenga uno o più apparecchi atti od adattabili alla ricezione delle radio audizioni è obbligato al pagamento del canone di abbonamento, giusta le norme di cui al presente decreto. La presenza di un impianto aereo atto alla captazione o trasmissione di onde elettriche o di un dispositivo idoneo a sostituire I' impianto aereo, ovvero di linee interne per il funzionamento di apparecchi radioelettrici, fa presumere la detenzione o l'utenza di un apparecchio radioricevente"
Come si vede di segnale video ancora non si parlava perché la tv semplicemente non esisteva. Eppure quella legge non è mai stata cambiata. Si è semplicemente assimilato il segnale video a quello audio e buonanotte ai senatori.
La cosa più grave però è che se si porta alle estreme conseguenze il concetto di "apparecchio atto o adattabile alla ricezione delle radioaudizioni" si può ricomprendere di certo il videocitofono, il videofonino, il tv fonino, lo stesso vecchio telefonino e in prospettiva anche il forno a microonde e la lavatrice.
Magari si spera di evitare simili paradossi, ma in Italia non si sa mai. Quello che invece sarà difficile evitare nel medio e lungo periodo è la guerra del canone Rai a tutti i possessori di videofonini e tv fonini.
Tanto più che l'offerta di gestori come Tim e Tre prevede esplicitamente la visione di canali Rai e Mediaset.
L'Aduc per mettere alla prova "i propri polli" in data 7 marzo, ha condotto una indagine interpellando gli organi competenti per sapere nello specifico quali apparecchi sono soggetti al canone (tassa di possesso) oltre il televisore.
Così sono stati interpellati gli operatori di "Risponde-Rai" (numero a pagamento 199.123.000), il ministero delle Finanze, la Guardia di Finanza, l'Agenzia delle Entrate. Le risposte sono state comiche e soprattutto contraddittorie.
Secondo alcuni operatori del call center di "Rispondi Rai" deve pagare il canone solo chi ha una televisione o un computer.
Per altri, deve pagarlo pure chi detiene anche uno solo dei seguenti apparecchi: televisione, videoregistratore, registratore dvd, computer (indipendentemente dalla presenza di una scheda tv o di una connessione Internet), videofonino, tvfonino, monitor di qualsiasi tipo anche in assenza di un computer, decoder, monitor del citofono, modem, navigatore satellitare, videocamera, macchina fotografica digitale.
L'Agenzia delle Entrate non ha risposto alla domanda, invitando l'Aduc a rivolgersi agli operatori "Rispondi-Rai" già sentiti. Il ministero delle Finanze, Ufficio legislativo-finanze, non è stato in grado di rispondere, così come numerosi uffici e comandi della Guardia di Finanza, che poi è l'organo di polizia predisposto al controllo sul territorio.
La Foretti alla fine dell'interrogazione chiede di sapere specificamente dal ministero delle Finanze e da quello delle Telecomunicazioni "quali degli apparecchi, sotto elencati e non, presuppongono il pagamento del canone di abbonamento TV: videoregistratore, registratore dvd, computer senza scheda tv con connessione ad Internet, computer senza scheda tv e senza connessione Internet, videofonino, tvfonino, ipod e apparecchi mp3-mp4 provvisti di schermo, monitor a se stante (senza computer annesso), monitor del citofono, modem, decoder, videocamera, macchina fotografica digitale"
Noi molto più modestamente chiederemmo a tutto il Parlamento che cosa si aspetta ad aggiornare una vecchia legge fascista con una nuova degna di uno stato liberale ancora prima che democratico.
Dmitri Buffa
per "L'Opinione"