Il caratteristico porto di Capri, i vicoli antichi di Napoli, lo spettacolare mare della Grecia: tutti luoghi che le fiction hanno contribuito a farci amare... facendoci però vedere altri posti.
Serie e miniserie italiane sono infatti piene zeppe di "falsi geografici", per la cattiva abitudine dei produttori - motivata spesso da questioni di budget - di scegliere per le riprese location che poco o nulla hanno a che fare con l'ambientazione delle storie raccontate.
Prendiamo il caso di "Capri", la serie di successo di Raiuno interpretata da Gabriella Pession e Sergio Assisi, di cui tra breve si comincerà a girare la seconda stagione: pensate che i paesaggi che fanno da sfondo all'amore tra Vittoria e Umberto appartengano tutti alla perla del golfo di Napoli? Neanche per sogno: se escludiamo la mitica "piazzetta", Marina Grande e il faro di Punta Carena ad Anacapri, tutti -o quasi - gli altri luoghi della fiction si trovano in realtà sulla terraferma, distribuiti tra la penisola sorrentina e la costiera amalfitana.
Si trova ad esempio a Vieni sul mare la roccia dalla quale Umberto in una delle puntate si è lanciato in un atletico tuffo per riconquistare la sua bella, sorge nella vicina Raito la pittoresca Villa Guariglia che nella finzione è Villa Isabella, la splendida Grotta Smeralda è uno dei gioielli della baia di Conca dei Marini, a 5 km da Amalfi, mentre il borgo dove vive Carmelo il barcaiolo è il porticciolo di Marina della Lobra a Massa Lubrense.
Sorrento, poi, ha fornito alla serie di Raiuno Marina Piccola, che i produttori ci hanno fatto passare per il porto di Capri, l'albergo a picco sul mare che è diventato l'Hotel Scapece e quello ben più antico -l'Hotel Tramontano, casa natale di Torquato Tasso - che per esigenze di sceneggiatura si è trasformato nella sede del municipio.
Delusi dalla scoperta che Capri non è Capri? Lo sarete forse ancora di più nell'apprendere che la romantica Parigi degli anni Cinquanta nella quale "Il commissario Maigret" interpretato da Sergio Castellitto svolgeva le sue indagini era in realtà Praga, così come la Napoli del Settecento dove "Elisa di Ri-vombrosa" andava a cercare il suo bel tenebroso Christian nella seconda stagione della serie di Canale 5 altro non è che il centro della cittadina pugliese di Otranto.
Ma non è finita qui: la miniserie con Kim Rossi Stuart "Il tunnel della libertà ", ambientata nella Berlino degli anni Sessanta, è stata girata a Budapest; le riprese di "Cefalonia", con Luca Zingarem e Luisa Ranieri, non sono state effettuate sull'omonima isola greca bensì a Scopello, una delle più belle località costiere della Sicilia; la base Maestrale e le diverse città irachene dove si sono svolti i fatti ripercorsi nelle due puntate di "Nassi-rya, per non dimenticare" sono state interamente ricostruite in terra di Puglia.
Per tante fiction "ingannatrici", ce n'è però almeno una che va controcorrente, utilizzando come set le giuste location anche se la sceneggiatura non fornisce in proposito indicazioni precise.
Stiamo parlando naturalmente de "Il commissario Montalbano": nonostante Andrea Camilleri abbia battezzato con nomi di fantasia le città che fanno da cornice alle indagini del suo personaggio più famoso, la Palomar di Carlo Degli Esposti ha girato la serie interamente in Sicilia, a Ragusa Ibla e dintorni.
E poco importa, in fondo, che lo scrittore abbia creato Vigata pensando alla sua Porto Empedocle e Montelusa pensando ad Agrigento: di fronte a ben più gravi "falsi geografici", sviste di questo tipo tutto sommato sono facilmente perdonabili.
Donatella Aragozzini
per "Libero Quotidiano"
edizione 20-07-07
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