Torniamo oggi ad occuparci dei contenuti che, grazie al proliferare dei canali tv di quest’era digitale, diventano il principale ago della bilancia nella scelta quotidiana da parte dei telespettatori. Peccato però che di novità il piccolo schermo ne proponga così poche… Di questo e altro parliamo nel consueto VENERDÌTORIALE di Digital-Sat.
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E una di queste novità è stata trasmessa lo scorso mercoledì in diretta da
La7: il bravissimo
Marco Paolini – il cui volto ho scelto per la copertina di questo articolo – ha emozionato gli
1,7 milioni di persone che in media hanno seguito “
Ausmerzen. Vite indegne di essere vissute†raccontando, come solo lui sa fare, la tragedia dell’Olocausto da una prospettiva insolita. Per chi se lo fosse perso,
La7 ha deciso di riprogrammarlo integralmente domani in prima serata (oltre ovviamente alla visione On-Demand su
La7.tv).
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Che sia stata un’eccezione? Il dubbio è legittimo. Sia da parte dei broadcaster che ormai puntano sempre più al cosiddetto “usato sicuroâ€, sia per quel che riguarda il pubblico che boccia quasi sempre gli esperimenti anche un minimo innovativi. Ecco qualche esempio dai giornali di questa settimana che trattano il tema.
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La televisione è sempre di più specchio dei tempi. Basta pensare a quello che sta avvenendo in questo periodo. Sono premiati dal pubblico i varietà di pura evasione, quelli che hanno elementi comici in grado di far passare una serata di divertimento e di ironia. E' il frutto di quel che accade nella società italiana in questo momento. Funzionano la "Corrida
" con Flavio Insinna, che l'ha rilanciata con elementi di comicità , facendo esibire la gente comune come ai tempi di Corrado. E "Zelig
", che punta sulle gag e sulla satira, che sfrutta l'attualità che offre moltissimi spunti». A scrivere queste parole non è un critico televisivo di lungo corso, ma
Enrico Ghinazzi, in arte
Pupo, conduttore dei “Raccomandatiâ€, sul
Resto del Carlino del 24 gennaio.
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Secondo Curzio Maltese (Repubblica, 25 gennaio), l’audience dalla televisione si starebbe spostando verso le sale cinematografiche. Per motivare gli eccellenti dati al botteghino, si potrebbe dire che «un ruolo […] imÂportante lo gioca probabilÂmente la televisione. Ormai inguardabile al punto da spinÂgere milioni d'italiani, almeno nel fine settimana, ad alzarsi dalla poltrona di casa e cercaÂre svago altrove. Per anni ci si è chiesti nei convegni che cosa la televisione poteva fare per la crisi del cinema. Ora abbiamo la risposta. Continuare a proÂporre programmi bolsi e stuÂpidi, talk show trasformati in fiere burine, telegiornali di reÂgime, domeniche in all'inseÂgna del trionfo del kitsch. In questo modo, finalmente, la tv sta aiutando il cinema».
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Concludiamo con un critico,
Aldo Grasso, che sul
Corriere del 24 gennaio ha parlato del fallimento dei Numeri Zero: «
I “piloti†sono in coma, ma i “classici†non stanno tanto bene. A giudicare dai dati, la “stagione dei nuÂmeri zeroâ€, ovvero dei programmi d'intrattenimenÂto inediti “sperimentati†fuori dal “periodo di gaÂranziaâ€, ha dato esiti pressoché disastrosi. Non s’è salvato praticamente nulla: l'ultima decapitazione è avveÂnuta la scorsa settimana, con “Perfetti innamoratiâ€
di Raiuno, che ha fatto scivolare la rete all’11% di share […] Sono esempi che mostraÂno l'accezione tutta italiaÂna del termine «sperimenÂtare»: se in altri Paesi (coÂme gli Usa) a sperimentare s'intercetta un pubblico raffinato e attento alle novità , qui la «sperimentazione» finisce col raccogliere l'auÂdience più residuale, quelÂla che non si sposta dal teÂleschermo nemmeno con le cannonate (basti analizzare i target di “Perfetti innamoÂrati
â€, ultra65enni con bassi livelli d'istruzione). Se anche i classici, come “Amici
â€, sono in difficoltà , bisogna tirare due somme: primo, il pubblico, sempre più smaliziato, s’annoia sulla generalista e si sposta sui “nuovi†canali (premiati Rai4, Iris, Real Time
, i canali cinema di Sky
); seÂcondo, una grande crisi di idee e creatività pare investire il Paese, a cominciare dal modo in cui pensa di distrarsi».
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Il punto è proprio questo: o ci si accontenta dei programmi di pura evasione (non a caso ho usato il verbo accontentarsi) o si cerca qualcosa di più raffinato e la tv generalista non è il posto migliore dove cercare. Chi ha Sky avrà forse già dimenticato come è fatto il nuovo logo di Rai 1, ma anche chi non è abbonato alla pay tv satellitare, grazie al digitale terrestre free, ha oggi giorno un’offerta decisamente più ampia. E me ne accorgo anche dalla mia esperienza personale: da quando anche nella mia zona è stata compiuta la completa digitalizzazione sono tornato a vedere più televisione di prima, cercando di spaziare tra vari generi, come l’offerta multicanale permette.
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Cosa deve fare quindi la tv generalista? Di sicuro non può continuare a fare quello che ha fatto in questi ultimi anni: se la via indicata da Grasso è corretta (sperimentare facendolo realmente), è necessario però che prima cambi la mentalità di fondo, che coinvolga manager, direttori,
autori, tutti. Anche il pubblico. Sapere che cosa questo gradirebbe non è una via facile, ma è forse necessaria e c’è chi già lo sta “sperimentandoâ€: vi abbiamo parlato più volte di
Cielo Lab. È da un contesto come questo che
Cielo, che non a caso ha alle spalle Sky, ha tirato fuori dal cilindro in poco tempo una sua ‘
Domenica Sportiva’, come l’hanno ribattezzata i giornali.
Un cantiere aperto ma vicino ai gusti e agli interessi del pubblico è preferibile ad una tv chiusa e confezionata dall’alto.
Perlomeno oggi nell’era digitale.
 Giorgio Scorsone
per "Digital-Sat.it"
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