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Allora Canino, perché proprio la Carrà?
«Il mio amore per Raffaella nasce con gli show dei sabato sera che guardavo da bambino. Per me era come andare all'Opera, mettevo il pigiama e sognavo. Quando ho avuto gli strumenti per valutare il suo lavoro, ho deciso di dedicarle uno spettacolo in teatro. Si intitolava "Fiesta", è rimasto al teatro Colosseo di Roma per tre anni».
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E ora c'è il libro.
«"RaffaBook" ripropone la struttura di uno show televisivo, con tante immagini, curiositàsui dietro le quinte dei suoi spettacoli. Ricordi, interviste a personaggi che hanno lavorato con lei, un omaggio divertente e divertito. Quando è uscito lei mi ha chiamato dicendo che ne aveva comprate quaranta copie da regalare, perché non aveva ancora visto un'operazione storica così completa».
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Ma secondo lei, qual è il segreto del successo della Carrà?
«Una grande personalità. Ma anche il periodo che l'ha incoronata regina del sabato sera. Un'era televisiva caratterizzata da ingenti investimenti. Gli autori scrivevano i programmi con cura maniacale. Ospiti eccezionali, balletti provati per tutta la settimana. Insomma, la tv era un'altra cosa».
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Pensa alla tv di oggi e al suo «Votantonio»?
«Dopo "Cronache marziane" era diffìcile avere lo stesso impatto. Appena scaduto il contratto con Mediaset mi ha chiamato il direttore Marano con la proposta di passare a Raidue. Mi pareva fosse la rete adatta a me. Abbiamo aspettato di trovare il programma giusto. Evidentemente non lo era! Nessuna polemica, il pubblico è sovrano, forse il gusto sta cambiando».
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E allora per il futuro che cosa prepara?
«Credo che le trasmissioni destinate ad avere successo debbano essere più vicine alla realtà. Con Raidue stiamo valutando un format più vicino a "Cronache", diverso solo perché la realtàin cui indago, in tre anni, è cambiata».
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Oliviero Genovese
per "Il Mattino"
per "Il Mattino"