Gerry Scotti conduttore del Festival di Sanremo 2009 e Claudio Cecchetto nuovo direttore artistico. Eâ quel che dà per certo Pierluigi Diaco: «La notizia è segreta, ma gli uomini Rai si stanno già muovendo - scrive nel suo sito -. Lâidea è del direttore di Raiuno Fabrizio Del Noce». Molte cose accadranno in Rai da qui al Festival 2009, e chissà se Del Noce avrà ancora voce in capitolo, nonostante ciò la notizia potrebbe avere fondamento.
Cecchetto e Scotti sono legati da antica amicizia (fu proprio Claudio a scoprire Gerry allâinizio degli Anni â80 e a lanciarlo a Dee Jay Television) e se il primo ha condotto il Festival nel 1981, lâanno di Gioca Jouer, per il secondo lâAriston è sempre stato un sogno.
«Lo sanno tutti che la musica è il mio pallino - ripete da sempre - ho incominciato come dj, a Cinisello Balsamo e poi nel 1983 con Dee Jay Television. Per anni ho condotto il Festivalbar. Una volta il sindaco di Sanremo mi ha detto: âLei sarebbe il personaggio giusto per lâAristonâ. Mi è venuto dal cuore: âA me lo diceâ? gli ho risposto».
Allora Scotti, conferma o smentisce le indiscrezioni di Diaco?
«Non confermo e non smentisco,prima o poi tutti i potenziali conduttori sono chiamati per Sanremo e io ho indubbiamente il profilo giusto. Detto ciò, certo che mi piacerebbe presentare Sanremo, mi stuzzicherebbe molto, anche se quel palco mette un poâ paura...»
Anche a un animale televisivo di lungo corso come lei?
«Certo, perché le variabili sono troppe, non dipende tutto dal conduttore: prenda questo Sanremo. A me non è sembrato affatto male, la coppia Pippo Baudo e Piero Chiambretti ha funzionato alla grande, Elio e le Storie Tese, almeno per quelli della mia generazione, sono irresistibili e la metà delle canzoni erano buone. Forse Michelle Hunziker era una presenza più incisiva delle due ragazze Bianca Guaccero e Andrea Osvart, ma anche questo conta relativamente».
Conta di più forse il fatto che è uno spettacolo durato cinque ore per cinque sere, o sbaglio?
«Il gigantismo è un grosso problema, naturalmente la prima cosa da fare sarebbe snellire lo spettacolo: ho lâimpressione però che non lo si possa imputare a Baudo. Credo che il conduttore riceva un pacchetto completo che è la risultante di un accordo Rai-Comune di Sanremo e abbia unâindipendenza relativa. Deve muoversi allâinterno di quella griglia».
Cosâaltro suggerirebbe lei per rinnovare Sanremo?
«Non mi pare possibile affrontare una grossa kermesse musicale senza uno stretto dialogo con il mondo della radio. Capisco che il mio è un punto di vista di parte, sono presidente di R 101 e lavoro in radio da una vita, ma la verità è che solo la radio sa creare in breve tempo un legame stretto con gli ascoltatori. Attraverso la radio non solo si sentirebbero più volte le canzoni in gara, ma sarebbe possibile scambiarsi messaggi e opinioni più liberamente che in tv. Non parlo di una emittente sola, tutte potrebbero avere il loro ruolo: Radio Rai più ecumenico, altre magari più critico. Ma tutto fa gioco».
Lei chi avrebbe fatto vincere?
«Il mio preferito è Cammariere, i vincitori sono comunque due ottimi professionisti. Mi piace anche Tricarico, così stralunato: mi ha fatto tornare in mente Vasco Rossi o Zucchero, al loro esordio sul palco di Sanremo. O Rino Gaetano, giovanissimo, spaesato e pieno di talento».
Il suo Sanremo del cuore qual è?
«Vedevo il festival da bambino insieme alla mia mamma, era lâunica occasione in cui avevo il permesso di stare alzato. Mi ricordo quellâedizione di Chi non lavora non fa lâamore con Claudia Mori e un Celentano straordinario. Finito di cantare ha chiamato il valletto e gli ha dato diecimila lire di mancia. Aveva già chiari segni di celentanismo».
Raffaella Silipo
per "La Stampa"