
Nel giorno della celebrazione dei 20 anni di Sky, una grande novità per tutti gli appassionati di pallacanestro NBA. Grazie a un nuovo accordo pluriennale, la NBA continuerà a essere uno dei fiori all’occhiello dell’offerta di Sky Sport, con una programmazione fittissima da oltre 300 partite sul canale dedicato Sky Sport NBA, ormai punto di riferimento per il grande basket a stelle e strisce. In particolare, in arrivo sette partite live a settimana durante la regular season, inclusi gli ormai tradizionali appuntamenti in prime time di sabato e domenica con gli NBA Saturdays e NBA Sundays, e tutto il meglio dei play-in e dei playoff tra cui tutte le partite delle finali di conference e delle NBA Finals, queste ultime seguite in loco negli ultimi anni per dare la miglior copertura giornalistica possibile all’evento culmine della stagione NBA. Oltre alle partite in onda, la copertura della NBA continua su Sky Sport 24 sia con gli highlights del meglio della notte che con la striscia quotidiana del pomeriggio condotta da Alessandro Mamoli e Francesco Bonfardeci, per non perdersi nulla della pallacanestro a stelle e strisce. E in più gli speciali e la programmazione h24 sul canale 209 Sky Sport NBA, dedicato interamente alle gesta di LeBron James, Steph Curry e tutti gli altri protagonisti della lega di Adam Silver.
La NBA però non si ferma mai neanche sul digital: video, notizie, statistiche, risultati, approfondimenti, podcast e contenuti originali saranno disponibili come sempre sul sito⯠skysport.it/NBA, da sette anni destinazione online ufficiale della NBA in Italia, per consentire ai fan di rimanere in contatto sempre e ovunque a qualsiasi ora del giorno e della notte. â¯La NBA su Sky è presentissima anche sui social⯠(Facebook, Instagram e Twitter @SkySportNBA)⯠con contenuti speciali, curiosità, news, approfondimenti e i live dei talent NBA di Sky.
Com'è cambiata l'NBA nei 20 anni Sky
a cura di Flavio Tranquillo
Dunque, the beat goes on, si continua. Sky e NBA continuano il matrimonio, senza sentire il logorio del tempo. Già, il tempo. Ho cominciato a doppiare partite registrate su Ampex (le “pizze”), poi su Beta, poi… su nulla. Mi "preparavo" con lo USA Today della settimana prima e con lo Sports Illustrated del mese prima, poi sono arrivati i periodici e ora ci sono le analisi dedicate e le statistiche avanzate. Anche voi avete cominciato con la TV generalista, poi con quella a pagamento, poi con il satellite e ora siamo all’esperienza completa e al canale dedicato, in attesa dei nuovi (e vorticosi) sviluppi che sono dietro l’angolo. Insomma, se c’è chi parla di innovazione e cambiamento e chi pratica queste attività, la frontiera americana del basket rientra di diritto nella seconda categoria.
Il segno più chiaro del tempo che passa riguarda però proprio il superamento di quella frontiera. Quando nel 1991 la NBA esordiva su Tele+, pensare a un non-americano in campo o a un tifoso di una squadra lontano dalla cinta daziaria di riferimento era fantascientifico. Oggi, invece, la National Basketball Association è a tutti gli effetti un brand globale, con tutto ciò che questo status comporta. Un brand è "qualcosa di più" perché chi lo consuma lo associa a determinati valori, riconoscendoli come esclusivi di quel marchio. E che la NBA sia un brand è un fatto, non un’opinione.
Non sta bene che un umile operaio della parola decanti le magnifiche sorti (e progressive!) di un prodotto, la NBA su Sky, dal quale dipende il proprio sostentamento. Non starò perciò a dirvi quanto è bella la NBA e quanto seguirla su Sky sia la scelta giusta, anche se la pletora di persone che si "sbattono" per farvela vivere, non solo vedere, merita una menzione. Mi sento invece di dirvi che, al netto dei suoi difetti, consumare questo brand è (anche) una maniera di capire il mondo che ci circonda. Un mondo che per definizione non è sempre bello, e meno ancora sempre brutto. Un mondo complesso, in divenire, fatto di tante piccole sfaccettature. Un mondo, in questo caso, tenuto insieme da quel qualcosa di unico che è attaccato alla silhouette di Jerry West, a quei tre colori e a quelle tre lettere.
Non sono un grande tifoso dell’espressione more than a game, che promette in maniera un po’ furbesca qualcosa che non può mantenere, cioè "sempre (in ogni singolo momento) qualcosa di meglio". Come tutti i fatti umani, anche lo sport non va sempre avanti e non brilla sempre e comunque, perché è fatto di fisiologici alti e bassi. Ciò non toglie che le tappe di questo nuovo viaggio che ci attende riservano per certo sorprese e stimoli, e non è poco. Se si va di salire a bordo, anche solo per curiosità, siamo qui per servirvi.
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04/07/2023, Milano - Simone Rossi per "Digital-News.it"
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