Mediaset e Fininvest sono chiari: prima si applica il contratto firmato, poi eventualmente si tratta. Sulla causa avviata dal gruppo televisivo italiano e presto dal suo azionista di controllo Vivendi tace, ma prepara la replica. C'è però un terzo soggetto cui si guarda nella contrapposizione scoppiata inattesa tra Bolloré e il mondo Berlusconi su Premium, che forse nasconde una partita più grande: è la banca d'affari francese Lazard o meglio i suoi fondi d'investimento che, con la loro forte crescita nell'azionariato del Biscione, hanno contribuito a far suonare un campanello d'allarme dalle parti di Cologno Monzese.
Gli analisti finanziari stanno preparando la riapertura della settimana di Borsa dopo il comunicato a sorpresa, ma a mercati chiusi, sull'avvio da parte del Biscione di una prima causa per chiedere l'esecuzione dell'acquisto della pay tv valorizzata dai francesi in aprile 765 milioni. Tutti stanno per ora valutando solo i tempi della vicenda: per questa prima citazione e per la 'gemella' in arrivo da Fininvest, il Tribunale di Milano dovrebbe convocare la prima udienza piuttosto rapidamente, anche entro due-tre settimane. Poi, se tutto proseguirà nelle aule giudiziarie, bisognerà analizzare le diverse memorie ma per arrivare a una sentenza non sono previsti tempi biblici. Per questo Mediaset ha accelerato e il ritardo di qualche giorno per il deposito degli atti di Fininvest non viene giudicato come una possibile 'apertura' a una trattativa lampo con Vivendi. Anzi, in ambienti della holding della famiglia Berlusconi si sottolinea come vi sia la stessa visione di Mediaset, in particolare tra i fratelli Marina e Pier Silvio con Fedele Confalonieri, tutti increduli di fronte a quello che viene ritenuto perlomeno un voltafaccia da parte dei francesi. Con i quali si erano gettate le basi per il futuro, che iniziava dal previsto scambio reciproco del 3,5% e l'ingresso nei rispettivi consigli di amministrazione.
Questo è il punto: non si è capito cosa sia successo e ci si è spaventati. Il dubbio è che i francesi, già azionisti di controllo di Telecom che al momento è comunque fuori dalla questione, possano voler sedersi al tavolo di una nuova trattativa da posizioni di forza. E qui spunta anche Lazard, da sempre vicina sia a Bolloré che a Berlusconi, tanto che è stata tra gli advisor nel faticoso processo di vendita del Milan ai cinesi. Qualcuno ha visto con sospetto la comunicazione al mercato del 19 luglio sulla crescita oltre il 5% del capitale di Mediaset proprio mentre stava esplodendo la 'bomba' con Vivendi, per poi segnalare dieci giorni dopo una discesa al 4,8%. È tutt'altro che una quota marginale, anche se gestita dai fondi di investimento nelle normali politiche di risparmio. Ma tempi e consistenza della quota ha fatto ipotizzare al settore, anche al di fuori del mondo Mediaset, che dietro possa almeno in parte esserci un investitore forte. Ecco perché Mediaset ha giocato d'anticipo sul Cda di giovedì prossimo dei francesi: il problema al momento è la mancanza di fiducia. Con Vivendi che ancora si trincera dietro i 'no comment', ma che sta preparando la replica. I 'pontieri' (Tarak Ben Ammar, Mediobanca) appaiono fermi: non sarà una risposta amichevole...