L'esordio di Bruno Gentili ai microfoni Rai, il commento dei critici tv

"L'ampollosità retorica di Bruno Gentili"
di Aldo Grasso per "Il Corriere della Sera"

L' Italia targata Eugenio De Paoli parte con un ko, colpa dell'Italia di Prandelli, ovviamente. Si sa però che le cerimonie d'iniziazione hanno un loro peso simbolico, da non sottovalutare.

Se infatti il ct della Nazionale ha cambiato mezza squadra, non da meno si è comportato il ct di Raisport De Paoli. Via Failla, Paris e «Bassottino» Varriale, via le seconde voci Bagni e Collovati (a far danni è rimasto solo Beppe Dossena), dentro Bruno Gentili, voce storica della radio. Gentili dovrebbe dare un po' di sostanza e brio al sempre più evanescente Marco Civoli, ma in Rai non si capisce mai la vera origine delle scelte.

C'è chi sostiene che Raisport sia un fortino della destra e che molte delle scelte, anche fra gli opinionisti, siano più di natura politica che professionale: un «male comune» del Servizio pubblico. Un «male» più attento agli equilibri di Montecitorio (per esempio, stare ancora con Fini o abbandonarlo al suo destino?) che a quelli di Coverciano.

Fare meglio di Bagni e Collovati ci vuole poco: basta avere confidenza con l'italiano. L'esperimento va comunque seguito con interesse, se non altro per il fatto che la seconda voce è affidata a un giornalista e non a un ex calciatore. I due si sono mossi con molta diplomazia e benevolenza (anche tra di loro: «Cosa ne pensi Bruno?», «Vedi Marco...»), senza mai azzardare un giudizio negativo, la benedizione del «ci sono ampi margini di miglioramento» è scesa su tutti.

Gentili è ancora profondamente legato all'ampollosità retorica della radio, ricorda l'ultimo Ciotti, più attento al costrutto sintattico che alla sostanza. Dice Gentili: «Non si può prendere un gol sul primo palo». Perché no? Dice Gentili: «Tutti cercano la conclusione attraverso i propri mezzi». Sarebbe ben strano se la cercassero in altri modi. I due non sono complementari, l'uno deprime l'altro. E Gentili non vede l'ora di essere il numero uno.

"Pure la Rai cambia e ci fa rimpiangere persino Varriale"
di Massimo Bertarelli - per "Il Giornale"

Chi legge i giornali lo sapeva da un pezzo, chi è appeso soltanto alla tv l'ha saputo ieri, giusto al termine di Italia-Costa d'Avorio: Marco Civoli non sarà più il telecronista della Nazionale. Alla faccia dello svecchiamento, la Rai fa il contrario di Prandelli: già, perchè Civoli è del '57, il suo sostituto, Bruno Gentili, attuale vicedirettore di Raisport e a lungo terzo uomo (dopo Ameri e Ciotti) di " Tutto il calcio minuto per minuto", del '54.

Forse per rendere meno indolore il passaggio di consegne, martedì sera a Londra, ecco inventata la telecronaca duplex, ovvero parlavano tutti e due (troppo), con Civoli prima voce e Gentili nell' inedita veste di commentatore tecnico. Ruolo sottratto con destrezza a Salvatore Bagni: salva quindi, almeno per una sera, la sintassi, ma quel diluvio di chiacchiere ha fatto impallidire gli scrosci di pioggia su Upton Park. Continuando con i paralleli, se Prandelli in un'ora e mezza ha cambiato sei giocatori, la Rai non gli è stata da meno.

Nel mese e mezzo trascorso dalla figuraccia mondiale ha fatto fuori altri tre teleinviati azzurri di lunghissimo corso: il supermangiatore di sillabe Fabrizio Failla, a cui è subentrato il re del cazzeggio Marco Mazzocchi; il timido bordocampista Carlo Paris, surclassato per protagonismo dalla new entry Aurelio Capaldi, autore di ben venticinque (!) interventi; e l'intervistatore dagli spogliatoi Enrico Varriale, rilevato da Alessandro Antinelli, mezzo metro in più in verticale e identica smania di fare domande inutili (chissà che mal di testa, povero Chiellini).

Dunque, Gentili. Punti a favore: a differenza di Civoli non ha mai detto «estremo difensore» invece di portiere (due volte), «direttore di gara» invece di arbitro (tre volte), «prima frazione» invece di primo tempo (una volta) e «destina» invece di passa (una volta). Mentre Civoli l'ha chiamato sei volte per nome («Bruno»), lui, ricordando che la postazione Rai non è il bancone del bar, si è lasciato scappare un solo «Marco».

Punti contro: ha tutta l'aria di voler abusare della numerologia tecnica ("4-4-2", "4-3-3") che al pubblico normale fa venire l'orticaria; è incerto se immedesimarsi nella Nazionale («Dobbiamo essere più concreti») o prenderne le distanze («L'Italia arretra troppo»). Italiano perfetto comunque e zero papere, salvo un imbarazzante «ha tremato la difesa portoghese» al palo di Motta.

Pari e patta con la serafica Nicoletta Manzione, che al Tg1 delle 13.30 aveva annunciato nei titoli di testa un'inedita sfida tra Italia e Costarica.