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De Siervo (Serie A): «Caccia ai pirati, chi usa il pezzotto è stupido e rischia molto»

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Fonte: Il Mattino

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Sport
  venerdì, 12 agosto 2022
11:16

De Siervo (Serie A): «Caccia ai pirati, chi usa il pezzotto è stupido e rischia molto»Il pugno duro. È caccia grossa ai pirati del “pezzotto”, a chi ha sottratto alle casse dei club più di un miliardo di euro nelle ultime tre stagioni. L’amministratore delegato della Lega Calcio, Luigi De Siervo, spiega a Pino Taormina sulle pagine del "Mattino" la strategia per “lo stopiracy”, la campagna an tipirateria che per le prime due giornate comparirà sugli schermi delle gare di serie A che quest’anno potranno essere viste su Dazn e Sky Sport.

Le multe agli utenti, i sequestri. Perché si fa fatica a frenare il fenomeno?
«Vedere illegalmente una partita di calcio significa privare delle risorse essenziali la Serie A. Se il fenomeno non venisse ridotto il sistema rischia davvero di saltare. La lotta alla pirateria sarà ancora lunga perché è ancora troppo diffuso il pensiero che vedere le partite rubando le immagini sia una furbata e non un reato che danneggia tutto il sistema Paese. Basti pensare alle migliaia di posti di lavoro e a circa un miliardo di euro perso negli ultimi 3 anni dalla Serie A a causa della pirateria, come recentemente certificato dall’analisi Ipsos presentata dalla FAPAV, la Federazione per la Tutela delle Industrie dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali. Ed è per questo motivo, nelle prime due giornate, sugli schermi tv e allo stadio appariranno le grafiche e i filmati contro la pirateria che non sono semplici slogan, ma un richiamo serio a tutte le coscienze di chi vuole bene al calcio».

Quali sono i dati dei danni che ha subito il calcio italiano dalla pirateria?
«I dati sono impressionanti. Ci sono stati 315 milioni di atti di pirateria tra la popolazione adulta nel 2021, tutti i settori economici colpiti da questo fenomeno hanno perso in totale 1,7 miliardi di euro lo scorso anno. La perdita non è solo per chi produce contenuti, ma anche per lo Stato in termini di entrate fiscali e per l’occupazione con quasi 10 mila posti di lavoro persi».

Cosa rischia, da quest’anno, chi fa il “pezzotto”?
«Molto. Dopo un primo periodo nel quale la lotta alla pirateria era concentrata a colpire soltanto chi organizzava l’attività illecita, traendone ingenti profitti da destinare al finanziamento di attività criminose come quelle camorristiche, oggi l’attività delle forze dell’ordine si è estesa a colpire anche gli utenti finali con pesanti sanzioni economiche».

Possiamo dire che l’utente finale che scarica illegalmente un app o altro per vedere la serie A, non è più solo un furbo?
«Più che furbo è uno stupido, innanzitutto perché tutte le attività compiute sulla rete lasciano tracce digitali indelebili che le forze dell’ordine possono facilmente ripercorrere, ma soprattutto perché danneggiano il club che dicono di amare privandolo delle risorse per acquistare nuovi campioni. I dati registrati dall’indagine FAPAV ci confermano che le nostre campagne degli ultimi anni hanno raggiunto l’obiettivo di rendere gli utenti consapevoli dell’illegalità delle proprie azioni (l’84% sa di compiere un reato), quindi se poi saranno destinatari di multe salatissime non avranno giustificazioni e potranno prendersela solo con loro stessi».

Perché si fa fatica a vincere questa battaglia in Italia?
«La lotta alla pirateria è come la lotta al crimine: non potrà mai finire. Vero che si è molto evoluta e sta portando a risultati fino a poco tempo fa nemmeno sperati e ciò grazie all’attività sempre più importante e tecnologicamente avanzata della Guardia di Finanza, della Polizia e i provvedimenti resi in continuità dal Tribunale di Milano che hanno consentito, con la cooperazione dei giganti delle telecomunicazioni, di bloccare, a oggi, il flusso sulla rete di 6579 tra nomi a dominio e indirizzi IP delle IPTV di volta in volta individuate».

Tra i motivi per cui la serie A fatica a stare a ruota a tornei come la Premier League, pesano, per certi versi, anche questi mancati introiti?
«Assolutamente sì. Purtroppo siamo il Paese che dice di amare il calcio e invece detiene il triste primato della pirateria. Proventi sottratti al sistema calcio da questo circuito illegale corrispondono a minori introiti per i nostri club, che patiscono ancora di più la differenza di fatturato e conseguentemente di talenti rispetto ai competitor europei. Il tifoso che usufruisce di sistemi illegali di visione delle partite deve capire che danneggia, oggi a suo vero rischio e pericolo, il proprio club e tutto il calcio che dice di amare».

Lei ha detto: siamo un paese di scrocconi. La pirateria nel calcio è fenomeno solo italiano?
«Abbiamo visto che è un fenomeno a larga scala, le forze dell’ordine sono risalite a centrali europee di smistamento dl segnale delle nostre partite, ma in Italia, nonostante l’encomiabile operato della Guardia di Finanza, della Polizia e della magistratura, continuiamo a essere i peggiori in Europa come atti di pirateria commessi e danni generati al sistema calcio. Avete idea di quanti campioni avremmo potuto portare in Serie A negli ultimi tre anni se non fossero spariti i 1.000 milioni bruciati dalla pirateria?»

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