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Mediaset, cda prepara causa ai francesi ma Vivendi crede in accordo.

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Fonte: Ansa

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Economia

Mediaset, cda prepara causa ai francesi ma Vivendi crede in accordo.I dubbi in casa Mediaset sono molto maggiori delle certezze dopo la rottura con Vivendi sulla cessione di Premium: il contratto è tutto dalla parte del Biscione, ma non si capisce il vero intento dei francesi che, se vogliono davvero creare un'alleanza, hanno imboccato una strana strada. Comunque una scelta è stata presa: il consiglio di amministrazione Mediaset - già programmato il 28 luglio per esaminare i conti del semestre - darà mandato ai legali di intimare a Vivendi di rispettare i patti, altrimenti si è pronti alla causa per danni, nella quale si pensa di chiedere fino a due miliardi. Già la scelta degli avvocati è indicativa: quasi certamente sarà lo studio Chiomenti nella persona del socio di riferimento Michele Carpinelli, che gode della piena fiducia di Fininvest e come sempre potrà affidarsi alla competenze del senior partner Carlo Croff.

Il punto non è tanto sul contratto di acquisto della pay tv che è stato studiato per settimane prima della firma e che non lascia margini a Vivendi, ma su come procedere concretamente. E come organizzarsi se davvero i francesi stanno pensando a una scalata ostile. A Cologno Monzese si calcola, oltre al mancato introito, la gestione interinale deficitaria, contratti che da Mediaset non sarebbero stati rinnovati, nessuna preparazione della prossima stagione. Oltre al crollo accusato in Borsa, forse una delle leve sulle quali intenderebbe giocare il gruppo francese. Dopo la caduta anche a due cifre nel giorno dell'emersione dello scontro, il titolo in Piazza Affari si è stabilizzato con una chiusura in crescita dell'1,13% a 3,04 euro. A mercati chiusi sono arrivate poi buone notizie da Mediaset Spagna, che ha segnato il miglior primo semestre degli ultimi otto anni: utile netto a 117,7 milioni (+20,3%), ebitda a 160 mln (+33,9%), ebit a 150,1 milioni (+35,3%). I ricavi della controllata iberica sono stati pari a 521,6 milioni (+9%), di cui 491,2 milioni (+9,2%) costituiti da entrate pubblicitarie lorde.

Ma è chiaro che Vivendi si sente più forte capitalizzando circa otto volte Mediaset, anche se non è detto che la sua forza sia reale. Il gruppo media francese dispone di forte liquidità, ma la controllata Canal+, sulla quale ruoterebbe l'alleanza televisiva, naviga in cattive acque, con una perdita prevista a fine anno vicina ai 400 milioni mentre l'intesa commerciale con BeIn sport è stata bloccata dall'Antitrust francese. E poi c'è un'altra partita, che da una parte potrebbe costare liquidità a Vivendi ma dall'altra è quella che fa più paura alla famiglia Berlusconi. È la scalata riuscita grazie alla scelta determinante del fondo Amber alla 'piccola' società di videogiochi Gameloft e quella che il gruppo guidato da Bolloré potrebbe presto tentare alla sorella maggiore Ubisoft, nella quale Vivendi sarebbe già al 20% delle quote. Erano entrambe 'regno' della famiglia Guillemot che, dopo un primo ingresso soft, tenta di opporsi in ogni modo alla crescita di Bolloré. Dalla Francia trapela come l'amministratore delegato de Puyfontaine non si sia speso casualmente nel mostrare ottimismo sulla vicenda Premium.

E il quadro di un accordo che possa accontentare le parti sta ovviamente nel mezzo: Vivendi che acquista la pay tv come previsto ed entra nel capitale di Mediaset non con il 15% circa dell'attuale proposta, ma con una quota poco inferiore al 10% che non faccia scendere Fininvest sotto la quota di blocco del 33%. La battaglia sarebbe sull'attuale divieto per i francesi di salire rastrellando sul mercato, proprio per paura che si stia pensando a una scalata ostile. E non a caso la palla torna ai legali.

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