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La rabbia di Silvio Berlusconi: «Prendo le redini Mediaset». Anche il PD contro scalata Vivendi

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Fonte: Adnkronos / Ansa

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Economia

La rabbia di Silvio Berlusconi: «Prendo le redini Mediaset». Anche il PD contro scalata VivendiDecide di annullare tutti gli impegni nella Capitale e convoca in una sorta di consiglio di guerra i figli e i vertici delle aziende per studiare le contromosse con le quali bloccare le mire di Vivendi su Mediaset. Silvio Berlusconi non nasconde la rabbia per il blitz ordito da Vincent Bollore' contro uno dei 'pezzi' fondamentali del suo patrimonio. Una scalata rapida quella del colosso francese che nel giro di tre giorni ha ampliato il suo pacchetto di azioni dal 3% al 20%.

Una guerra dichiarata, a sentire gli umori di Arcore a cui l'ex capo del governo non ha nessuna intenzione di assistere senza difendersi. E cosi' dopo il vorticoso giro di contatti conclusosi a tarda notte, il Cavaliere anche oggi ha dedicato la giornata a l'affaire Vivendi convocando i suoi cinque figli e i vertici aziendali. Riunioni a cui e' seguita una nota ufficiale in cui il Cavaliere va all'attacco del socio francese bollando l'operazione come «ostile» e annunciando l'aumento della partecipazione in Mediaset con l'acquisto di azioni da parte di Fininvest. Poche righe in cui il Cavaliere ha smentito anche le voci di una divergenza tra i figli (in particolare tra i primi due e quelli avuti con Veronica) rispetto alle strategie da mettere in campo.

Raccontano in realtà che Berlusconi abbia fatto capire alla sua famiglia di non voler perdere tempo in discussioni: Quello che ora dobbiamo fare e' resistere in tutti i modi. Per ora - avrebbe spiegato il leader di Forza Italia ai suoi - non dobbiamo nemmeno sederci a un tavolo a fare accordi con Bollore'. Fininvest d'altronde ha già iniziato a muovere le sue pedine acquistando nei limiti permessi dalla legge altre azioni della società, arrivando ad oltre il 39%. Un baluardo che serve a rendere molto improbabile il successo di un'eventuale Opa ostile da parte dei francesi. Di piu' pero' in termini azionari il Cavaliere non puo' fare essendo vicino al limite del 5% di azioni da poter comprare nell'anno solare prima che scatti l'obbligo di lanciare lui l'opa. Un piano studiato in meno di 24 ore, che segna la volontà dell'ex premier di voler gestire in prima persona la faccenda. Accanto alle operazioni finanziarie, sono state messe in campo anche le 'armi' giudiziarie nell'attesa che arrivi il 21 marzo, giorno in cui e' stata fissata la prima udienza della causa intentata contro il colosso francese per il mancato rispetto del contratto sulla vendita di Premium sottoscritto ad aprile. Accanto alla volontà di resistere pero' non si nasconde lo sconcerto: «Era una operazione preparata da tempo e non ce ne siamo accorti», osservano da villa San Martino. Ecco perché l'ex premier, spiegano, farà di tutto per salvaguardare Mediaset spostando la vicenda anche su un piano politico. Non e' un caso che nel corso delle votazioni di fiducia al nuovo governo in molti abbiano notato i toni mai sopra le righe con cui Forza Italia si e' rivolta all'esecutivo. Il partito di Berlusconi conferma il suo ruolo all'opposizione ma lascia aperta la porta del dialogo, a partire dalla legge elettorale, che potrebbe svilupparsi anche su altro.

Non ci sono solo le parole, dure, di Silvio Berlusconi e le dichiarazioni degli esponenti politici piu' vicini al Cavaliere. Anche il Governo e il Pd scendono in campo contro la scalata ostile di Vivendi su Mediaset, per una risposta di sistema a un'operazione finanziaria spregiudicata in un settore strategico per il Paese. Dai «timori per le possibili ritorsioni» con cui Berlusconi 'giustificava' il Si' al referendum dei vertici Mediaset, passando per la vittoria del No, si arriva alla 'alleanza' difensiva, evidentemente concordata, di oggi. A fare la differenza, oltre al contenuto, e' anche la tempistica delle dichiarazioni. Subito dopo la presa di posizione di Berlusconi, l'affondo di Bolloré «non puo' essere considerato altro che un'operazione ostile» e la famiglia «compatta» non ha «alcuna intenzione di lasciare che qualcuno provi a ridimensionare» il suo ruolo di imprenditore, arrivano le parole del ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda. La premessa di rito e' «l'assoluto rispetto del Governo italiano per le regole di mercato» ma le valutazioni che seguono sono significative: «non sembra davvero che quello che potrebbe apparire come un tentativo, del tutto inaspettato, di scalata ostile a uno dei piu' grandi gruppi media italiani, sia il modo piu' appropriato di procedere per rafforzare la propria presenza in Italia».

Non solo. Mediaset opera in «un campo strategico» quindi «il modo in cui si procede non e' irrilevante», ricorda Calenda, che aggiunge: «Mi pare che questo principio sia in Francia ampiamente riconosciuto e assertivamente difeso». Come dire, la reciprocità deve valere e il Governo italiano si impegna in questo senso. Una interpretazione dei fatti che trova, a stretto giro, anche la copertura politica del vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini. Mediaset, dice, «e' una grande azienda, dovremo studiare come governo azioni che possano mettere in sicurezza un patrimonio italiano». E, di fronte a «una scalata ostile, mi pare, serve grande responsabilità», restando «all'interno del rispetto delle regole del mercato»

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