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Videoregistratore addio, chiude anche ultima fabbrica giapponese.

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Fonte: Ansa

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Videoregistratore addio, chiude anche ultima fabbrica giapponese.Non se ne sentiva parlare da almeno una decina d'anni, eppure i videoregistratori - gli apparecchi collegati al televisore di casa con cui negli anni Ottanta e Novanta si guardavano i film e si registravano i programmi tv - esistono ancora, sebbene non per molto. Il quotidiano giapponese Nikkey riporta infatti che l'ultima azienda ad averli in catalogo, la Funai Electric, cesserà di produrli entro la fine del mese. La compagnia, che dal 1983 sforna videoregistratori sia col proprio marchio sia per conto di altre società tra cui Sanyo, si arrende al calo delle vendite, oltre che alla difficoltà di reperire alcune componenti necessarie alla produzione.

Se ai tempi d'oro Funai arrivava a commercializzare 15milioni di videoregistratori all'anno, nel 2015 la cifra è scesa a 750mila unità. Il calo non sorprende: con il progresso della tecnologia, nel corso degli anni le videocassette sono state soppiantate dai dischi ottici DVD prima e Blu-ray poi. E adesso siamo nell'era di Netflix, dove i contenuti audiovisivi arrivano sullo schermo della tv - e di pc, tablet e smartphone - attraverso una connessione a internet, senza bisogno d'altro.

LA STORIA - Fu il primo videoregistratore ad entrare nei salotti dei consumatori, ma ancora oggi questa tecnologia - seppur surclassata da dvd e streaming - è associata per lo più alla sigla Vhs, anzichè al nome Betamax. Il Betamax di Sony però fu il primo ad arrivare sul mercato, oltre 40 anni fa, innescando una rivoluzione nei consumi televisivi e la prima grande «guerra» tra formati elettronici. Sfida che il Betamax, da pioniere rispetto al Vhs, perse nel momento del decollo. Il Betamax fu l'antesignano dell'odierno «on demand»: permetteva per la prima volta di guardare un film a casa nel momento desiderato e consentiva di registrare un programma tv per poterlo rivedere ogni volta che si voleva. Le premesse per invadere i salotti di tutto il mondo c'erano tutte, ma nel 1976 la società Jvc lanciò il Video Home System (Vhs) e fu subito «guerra» per l'home video. A decretare la vittoria del Vhs furono elementi tecnici e scelte di marketing.

Il Vhs aveva caratteristiche qualitative inferiori al Betamax, tuttavia le videocassette compatibili avevano una durata maggiore (4 contro un'ora del Beta). La Jvc decise poi di cedere la licenza di fabbricazione di Vhs a tutte le industrie che volevano produrre videoregistratori. Il prezzo degli apparecchi scese (il mercato era inizialmente quello del noleggio) e i consumatori cominciarono a preferirlo. Di conseguenza le case cinematografiche iniziarono a produrre un maggiore numero di copie di film compatibili per il Vhs. Un ruolo per alcuni lo giocò anche l'industria del porno, che puntò sul sistema meno costoso. In più sul formato di Sony cadde la scure legale: Universal Studios e Disney avviarono una causa sulla possibilità che gli utenti potessero registrare materiale con copyright e il Betamax si ritrovò suo malgrado al centro di una delle più feroci dispute giudiziarie della storia della tecnologia.

Solo nel 1984 il videoregistratore fu dichiarato «non colpevole» di pirateria, ma nel frattempo la diffusione del Vhs era di massa. Nell'88 Sony si arrese e cominciò a produrre apparecchi compatibili col Vhs. L'ultimo Betamax - relegato all'uso professionale - venne prodotto in Giappone nel 2002. L'avvento di nuove tecnologie ha però reso storia anche il caro vecchio Vhs, e Sony in qualche modo ha avuto la sua rivincita.

Un'altra grande battaglia di formati è quella che si è consumata tra il Blu-ray (di Sony) e l'HD Dvd (di Toshiba), col primo che ha avuto la meglio soprattutto grazie agli accordi con le major di Hollywood. Lo stesso Blu-ray però non avrà lunga vita. Con internet ormai la frontiera dell'intrattenimento si è spostata sullo streaming. Perchè comprare dischi «fisici», quando un catalogo di milioni di film sono online e a portata di click dalla tv al tablet?

La tendenza del mercato è inarrestabile: nella musica le vendite di file digitali (download e streaming) ha superato quelle da cd. Su questo fronte, più che tra formati e standard diversi la nuova grande guerra si gioca sul rapporto tra contenuti e prezzi offerti dalle diverse «app» o piattaforme. E ancora una volta il successo dei mezzi per accedervi - dalla Apple Tv alla chiavetta Chromecast di Google - starà negli accordi con chi fornisce i contenuti.

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