Il confronto in corso a Strasburgo sulla nuova direttiva europea sui media audiovisivi ha come scopo finale quello di fornire regole uguali per tutti (per un mercato più equo per i vari operatori, anche dal punto di vista della pubblicità, per tutelare le produzioni europee e garantire una migliore protezione dei minori), ma i soggetti che operano in questo settore non sembrano essere più così uguali tra loro, specialmente dopo l'ingresso in campo di operatori come Netflix e Amazon: da questo assunto è partito il dibattito di stamani al Festival internazionale del giornalismo, moderato da Beniamino Pagliaro, della Stampa, ed organizzato e sponsorizzato dal Parlamento europeo.
Isabella Adinolfi, deputato M5S in commissione cultura al Parlamento europeo, si è chiesta
«se la televisione sia diventata anche il video-servizio che troviamo pubblicato su YouTube o che è in un sito internet di un giornale online: dal mio punto di vista - ha affermato - non è giuridicamente giusto regolarli come una tv tradizionale, e quindi per queste nuove piattaforme servono nuove regole. Non si può dare ad un servizio su YouTube la stessa responsabilità editoriale che ha un servizio televisivo».
Per la Rai, la direttrice social media e digital marketing, Antonella Di Lazzaro, ha spiegato come ormai la policy dell'azienda
«per arrivare a tutti» sia quella «di arrivare a ciascuno singolarmente», passando «da una logica tv-centrica ad una dove al centro c'è l'utente e il cittadino con la possibilità di accedere ad una serie di schermi».
Tra le azioni della Rai per divulgare la cultura digitale, Di Lazzaro ha citato RaiPlay:
«Invece che di competizione è necessario ormai parlare di coopetizione - ha detto - e cioè una strategia di business che coniuga le caratteristiche di competizione e cooperazione». Una logica questa, per Di Lazzaro, «da attuare cercando di fare accordi a vari livelli».
Anche secondo Colin Bortner, direttore global public policy di Netflix, un tema
«è quello di come collaborare oltre che competere, si tratta di differenziare i livelli di business ed affrontare una sfida dal punto di vista normativo. C'è un elemento che ci collega tutti più di ogni altro, ed è il fatto che alle persone piacciono i contenuti della tv, che si possono trovare in ogni posto, con la tv via internet che quindi sta crescendo».
Secondo Stefano Ciullo, direttore per gli affari esteri di Sky Italia,
«anche se la direttiva europea parte con il buon intento di impedire la deregolamentazione, deve però fare di più per arginare la pirateria: tema, questo, che la commissione europea ha lasciato invece da parte, ma che è centrale se si vuole tutelare la produzione europea».