Il sistema radiotelevisivo italiano è affetto, quasi dalla nascita, da una grave malattia che ha reso il nostro paese tristemente famoso all'estero.
Un'anomalia che si caratterizza per una forte concentrazione proprietaria, diversi conflitti di interessi, un mercato pubblicitario turbato da forti squilibri, un controverso sistema di rilevazione dei dati di ascolto e un'informazione troppo spesso influenzata dal potere politico, che ne ha condizionato la libertà .
Un contesto nel quale il duopolio televisivo ha negli ultimi anni costituito la causa ed l'effetto del problema, capace di limitare concorrenza e pluralismo e spingere al ribasso la qualità della produzione offerta al pubblico.
Sul tema, soprattutto parallelamente all'affermazione politica di Silvio Berlusconi, si è sviluppata una nutrita letteratura, non solo in Italia, per analizzare e tentare di superare le storture del nostro sistema radiotelevisivo pubblico e privato.
Ma se Mediaset e Rm hanno catalizzato l'attenzione di politici e giornalisti, vi è un signore, Rupert Murdoch, che ha portato a termine una silenziosa conquista degli spazi, aumentando abbonamenti e raccolta pubblicitaria e consolidando, anche nel Belpaese, il monopolio sulla trasmissione via satellite.
Tuttavia, l'impero di Sky, di cui quella italiana è solo una costola, è cresciuto senza un'adeguata attenzione critica da parte della intellighenzia nostrana, troppo impegnata a interrogarsi sulle possibilità offerte dalla mirabolante tecnologia del digitale terrestre. E anche la sinistra sconta questo ritardo, nonostante News Corp. rappresenti una delle multinazionali più influenti del sistema neoliberista mondiale.
Così quello che si tiene per tutta la giornata di martedì 20 presso la sede della Federazione Nazionale della Stampa a Roma è solo il primo Open Forum sul magnate di origini australiane, dal tìtolo "Murdoch, il fine giustifica i media".
Un evento organizzato da una serie dì organizzazioni, dall'Associazione Stampa Romana al Comitato per un'Altra Tv, da Demote a Informazione@Futuro, da Megachip al Welfare della Comunicazione.
La mattina sarà dedicata alle relazioni: giornalisti e operatori del settore approfondiranno gli effetti sull'editoria, sul calcio, sul cinema, sulle rilevazioni dei dati di ascolto, sugli stili di vita e sull'intero sistema radiotelevisivo di fenomeno globale sbarcato quasi dieci anni fa anche da noi. "Quanto vale la provincia Italia nell'Impero di Rupert Murdoch?" nel titolo della sua relazione si chiede Glauco
Benigni, autore di uno dei pochi testi sul tema ("Apocalypse Murdoch", ed. Cooper), che nel pomeriggio coordinerà la tavola rotonda riservata ai responsabili comunicazione dei partiti politici e alla FNST.
Hanno già confermato la presenza: Andrea Alicandro dei Verdi, Sergio Bellucci di Rifondazione, Roberto Cuillo dei DS, Rodolfo De Laurentiis dell' UDC, Gianni Montesano del PDCI e Paolo Romani di Forza Italia.
Il sindacato dei giornalisti sarà invece rappresentato da Roberto Natale. Attesa anche la partecipazione di un rappresentante del Ministero, Fernando Bruno, capo della segreteria tecnica e di molti altri professionisti come Tana de Zulueta, Lidia Ravera e Giuliette Chiesa.
Francesco De Carlo
per "Off"