« Nessun monopolio, vogliamo solo difenderci dalla pirateria e con prodotti simili al vostro, su altri mercati, i comportamenti illegali hanno dilagato».
È con concetti simili a questi, immaginari ma molto realisti, che da tre anni si affrontano a muso duro il "Davide" Comex di Ravenna e il '"Golia" Sky Italia.
La Comex, una specie di public company (80 soci, nessuno con più del 15 per cento) che fattura 12 milioni di euro con l'informatica professionale, dal 2004 chiede a Sky la licenza per poter mettere sul mercato un decoder multi-funzione. In pratica, un computer che è in grado non solo di leggere la card della tivù a pagamento del gruppo guidato da Rupert Murdoch, ma anche di navigare su Internet, inviare e ricevere mail, registrare i programmi.
La Comex si è rivolta alla Agcom, l'autorità garante sulle telecomunicazioni presieduta da Corrado Calabro, che nel febbraio scorso ha emesso una delibera in cui si invitava Sky Italia a comunicare entro tutte le condizioni «comprese quelle tecniche, di sicurezza e commerciali, richieste per la concessione della licenza relativa al sistema di accesso condizionato "Videoguard" così come personalizzato per Sky Italia».
La televisione a pagamento ha obbedito e, a marzo, ha reso note le condizioni di sicurezza richieste a tutti i produttori di Set Top Box.
«Abbiamo invitato Comex a discutere nel merito, rendendoci disponibili ad aprire una trattativa. Comex ha declinato l'offerta», dice Tullio Camiglien capo delle relazioni esterne di Sky.
«Non è vero, negli atti depositati all'Autorità non c'è traccia di questa disponibilità. Noi vogliamo produrre un ricevitore col nostro marchio, da vendere, con la licenza Sky», ribatte Massimo Zannoni, direttore commerciale e azionista di Comex, «e invece Sky continua a fare obiezioni, e noi non riusciamo a commercializzare il decoder».
Secondo Sky i decoder collegabili a Internet sono pericolosi perché consentono nuove e più insidiose forme di pirateria e ciò, fanno capire, «sarebbe un danno potenzialmente enorme non solo per Sky, ma anche per i produttori e i fornitori di contenuti nazionali e internazionali».
A metà novembre, il consiglio dell'Agcom discuterà della vicenda: metterà la parola fine alla querelle?
Nell'attesa, qualche malizioso immagina che a Mediaset possano seguire con favore la crociata anti-Sky della Comex, una sorta di grimaldello per riaprire i giochi nel settore della pay-tv.
Da Ravenna negano: «Non ci interessa favorire qualcuno. Vogliamo solo poter vendere il nostro decoder».
Maurizio Maggi
per "L'Espresso"
per "L'Espresso"