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Sky rilegge le ultime elezioni con lo sguardo dei digital strategist e dei social media

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Fonte: Digital-News (com.stampa)

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Sky Italia

Sky rilegge le ultime elezioni con lo sguardo dei digital strategist e dei social media La sinistra ha vinto, la sinistra ha perso. Il Movimento 5 Stelle ha vinto, il Movimento 5 Stelle ha perso. Il Centrodestra ha vinto, il Centrodestra ha perso. Chi è rimasto sotto la soglia del tre per cento è andato male ma anche bene. Insomma chi ha vnto e chi ha perso alle ultime elezioni politiche? Come si sono preparati i cittadini per un voto così importante e uscito dalle urne così frammentato, specchio di una Italia in affanno (o forse no)? Nelle elezioni del 2018 c'è stata un'altra piazza capace di raggiungere quei milioni di elettori disaffezionati alla politica: quella dei social network. Una piazza dove i leader di partiti e coalizioni si sono sfidati a colpi di dirette Facebook, tweet, meme, stories su Instagram. Un palcoscenico inedito per alcuni leader e collaudatissimo per altri. Un luogo pieno di opportunità per i politici, ma anche di insidie.

Lo racconta Lo Stato Social - Le elezioni come non si sono mai viste, un instant doc - produzione originale Sky - in onda dalle 21.15 andrà in onda su Sky Atlantic (e in simulcast su Sky TG24) per il ciclo «Il racconto del reale». Realizzato da Ladybug Entertainment e diretto da Giorgio J. Squarcia, Lo Stato Social - Le elezioni come non si sono mai viste racconta la campagna elettorale appena conclusa attraverso un punto di vista inedito, quello dei digital strategist e dei social media manager dei politici. Sono loro a raccontare il primo vero voto dell'era digital in Italia, dove per la prima volta hanno avuto diritto al voto i «nativi digitali», (i nati nel 2000, una generazione cresciuta in un ecosistema dei media completamente nuovo) ricostruendo le tappe dei 65 giorni che hanno rivoluzionato la scena politica.

Mentre la par condicio costringeva le emittenti tv a programmare le partecipazioni tv dei candidati con il cronometro e considerava giornalisti ed opinionisti quasi alla stregua di esponenti politici, sui social i politici hanno costruito la «propria» televisione. Quella finita il 2 marzo scorso, infatti, è stata la prima campagna elettorale giocata in maniera preponderante sui social, che già settimane prima dell'esito elettorale avevano decretato vincitori e vinti. Per la classe politica tutta, una sfida inedita: un approccio alla comunicazione politica nuovo, con cui tutti dovranno, d'ora in poi, fare i conti. Una tempesta perfetta per sopravvivere alla quale i politici di tutti gli schieramenti hanno dovuto imparare, e alla svelta, un nuovo linguaggio. Alcuni sono naufragati, politici «digitali» che non sono riusciti a governare e a far arrivare in porto la loro nave.

Altri, invece, hanno saputo tenere ben saldo il timone, arrivando a dettare l'agenda e a costringere tutti gli avversari a giocare sul loro terreno, forti di una presenza sui social network nativa e mai di riflesso. I social media manager dei vari leader raccontano le strategie, si confrontano i diversi approcci (cosa e come ha funzionato, cosa e come no) dimostrando di fatto quanto questi mezzi di comunicazione abbiano contribuito a determinare l'esito delle elezioni.

Sono stati coinvolti Antonio Palmieri, responsabile comunicazione new media di Forza Italia; Alessandro Di Battista del M5S; Flavio Alivernini, social media manager di Laura Boldrini, Liberi e Uguali; Stefano Gianfreda, social media strategist di +Europa; Francesco Nicodemo, Social Media Strategist; Luca Morisi, social media manager di Matteo Salvini; Federico Massi, social media manager di Cosimo Ferri, Sottosegretario alla Giustizia.

In qualità di esperti di comunicazione politica sono intervenuti Edoardo Novelli, Comunicazione Politica e Sociologia dei Media, Università Roma Tre; Luca Colombo, CEO di Facebook Italia; Marco Montemagno, volto pop della comunicazione digitale; Gianluca Comandini, il "bambino prodigio" della comunicazione digitale. Si aggiungo i giornalisti Federico Ferrazza, direttore di Wired, e Mario Sechi, fondatore di List.

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