In una cronaca sportiva anni Settanta, Sky Italia sarebbe una squadra che sviluppa un grosso volume di gioco ma non porta a casa il risultato. Per il quarto esercizio in fila dalla sua nascita, la tv a pagamento di Rupert Murdoch chiude in rosso per 18,5 milioni di euro a livello consolidato e per 33 milioni nel civilistico. Il forte aumento sia dei ricavi tipici da 1,75 a 2,13 miliardi (4-21,7%) sia degli abbonati, passati da una media di 3 milioni a una media di 3,6 milioni, non è bastato a ottenere il pareggio su un terreno che si sta rivelando più difficile del previsto. In quattro anni, l'Italia è costata a Murdoch oltre 1 miliardo di perdite consolidate. La crescita dei ricavi è stata in parte compensata dall'aumento dei costi per i diritti sportivi e per i diritti pay saliti del 10% (+108 milioni).
Fra l'altro, sono stati rinviati all'esercizio in corso una quota dei diritti per i Mondiali di Germania, trasmessi in esclusiva, e per la serie B, inizialmente acquistati da Sportitalia di Tarak ben Ammar e poi ceduti a Sky. In tutto, sono 30 milioni di spese rinviati al prossimo bilancio.
Nonostante il risultato negativo, la stagione 2005-2006 (Sky chiude i conti al 30 giugno come la maggioranza dei club di calcio) è stata di gran lunga la migliore considerando che, nei primi tre anni, le perdite consolidate sono state nell'ordine delle centinaia di milioni. La stagione 2006-2007 potrebbe essere quella giusta per raggiungere l'utile anche se ci sono alcuni elementi di incertezza sull'offerta trainante, cioè il calcio. Il primo rischio riguarda la mancanza di un effetto Mondiali, dopo il contributo di Germania 2006 all'impennata delle sottoscrizioni che sono cresciute del 20% al netto di 314 mila disconnessioni.
Un secondo fattore, più difficile da valutare, riguarda il caos dei campionati colpiti da Calciopoli prima e dai provvedimenti del Viminale poi. Sulla carta, Sky dovrebbe risentire di meno del calo d'interesse del pubblico rispetto alle concorrenti Mediaset e La7 che propongono la serie A sul digitale terrestre con carte prepagate invece degli abbonamenti. Ma la partita è tutta da giocare.
Gianfrancesco Turano
per "Il Mondo"