Prima domanda. Se il calcio si ferma, come sopravvive una televisione che se ne occupa moltissimo? La risposta è: male.
Seconda domanda. Se il calcio chiude gli stadi e le partite si potranno vedere soltanto in tv, tralasciando le briciole di Internet e videotelefonini, come vive la televisione che possiede i diritti del campionato? La risposta è: benissimo.
Il futuro prossimo di Sky naviga tra le due domande e qualcuno dirà che si vuole scovare il business dietro al morto. Ma le decisioni che saranno prese in questi giorni sulla lunghezza della sosta e sul modo in cui uscirne non sono indifferenti alle strategie dell'emittente di Murdoch.
«Ammetto che non avere il campionato per due o tre giornate sarebbe pesante per noi», dice Giovanni Bruno, il direttore. «La tv generalista può sostituire le partite con un buon film e magari l'audience e lo spettacolo ne guadagnano mentre noi non abbiamo questa possibilità».
Seconda domanda. Se il calcio chiude gli stadi e le partite si potranno vedere soltanto in tv, tralasciando le briciole di Internet e videotelefonini, come vive la televisione che possiede i diritti del campionato? La risposta è: benissimo.
Il futuro prossimo di Sky naviga tra le due domande e qualcuno dirà che si vuole scovare il business dietro al morto. Ma le decisioni che saranno prese in questi giorni sulla lunghezza della sosta e sul modo in cui uscirne non sono indifferenti alle strategie dell'emittente di Murdoch.
«Ammetto che non avere il campionato per due o tre giornate sarebbe pesante per noi», dice Giovanni Bruno, il direttore. «La tv generalista può sostituire le partite con un buon film e magari l'audience e lo spettacolo ne guadagnano mentre noi non abbiamo questa possibilità».
A Segrete, il primo weekend senza i campionati è stato frenetico come gli altri, Niente telecronache, bordo-campo, salotti: quella «routine» che, quando non avvengono imprevisti, viaggia da sola.
Si è cercato un modo diverso di lavorare che portasse all'approfondimento non banale e le è uscito un film di 50 minuti? Che ha ricucito la tragedia di Catania meglio di tante parole. Il resto l'ha coperto il calcio internazionale, che ha un suo pubblico e ne troverà di nuovo tra i tifosi nauseati dall'Italia, n problema è come proseguire quando l'effetto della tragedia si sarà stemperato, le analisi saranno compiute, tutti avranno detto la loro e non rimarrà che attendere il ritorno alla normalità. Se sarà possibile.
Il rovescio della medaglia è che Sky ricaverebbe un grosso vantaggio dalla decisione della Federcalcio di imporre le partite a porte chiuse. Quelle a rischio. Quelle importanti. Quelle ospitate in stadi che prima di adeguarsi alle normative possono passare dei mesi.
Si creerebbe un monopolio: o il tifoso si abbona oppure torna a immaginarsi le partite alla radio, come ai tempi di Nicolo Carosio.
«E' un po' semplicistico ma non è scorretto - concorda Bruno - anche se non avremmo un monopolio perché ci sarebbero altri modi per vedere il calcio. Ad esempio il satellitare. E' vero che da un punto di vista commerciale godremmo di alcuni benefici e probabilmente chi si occupa di pubblicità e abbonamenti ci sta pensando. Da uomo di sport spero tuttavia che questo non avvenga e gli stadi tornino ad aprirsi: alla lunga ci perderemmo tutti».
Si creerebbe un monopolio: o il tifoso si abbona oppure torna a immaginarsi le partite alla radio, come ai tempi di Nicolo Carosio.
«E' un po' semplicistico ma non è scorretto - concorda Bruno - anche se non avremmo un monopolio perché ci sarebbero altri modi per vedere il calcio. Ad esempio il satellitare. E' vero che da un punto di vista commerciale godremmo di alcuni benefici e probabilmente chi si occupa di pubblicità e abbonamenti ci sta pensando. Da uomo di sport spero tuttavia che questo non avvenga e gli stadi tornino ad aprirsi: alla lunga ci perderemmo tutti».
La sua teoria è che «si creerebbe una disaffezione per il calcio e avremmo tra le mani un prodotto svilito e meno vendibile. Come è successo con gli ultimi scandali». «Dopo l'estate - prosegue il direttore di Sky - nonostante l'entusiasmo per il Mondiale in cui abbiamo offerto un buon lavoro, gli abbonamenti sono rallentati. E' stato diffìcile ricominciare perché la gente si era disamorata, con la Juve in B, con le penalizzazioni e tutto il resto. C'è voluto un po' per riprendersi».
L'altro aspetto negativo delle partite a porte chiuse è la pessima resa televisiva. Lo si è visto con l'Inter in Champions League.
«Si perde fantasia nelle immagini perché la regia deve cercare inquadrature più strette: sarebbe deprimente far vedere le tribune vuote. E c'è il problema dei rumori: le voci rimbombano, manca l'effetto acustico della folla. Si crea un clima surreale cui lo spettatore non è abituato. E neppure noi».
Persino nel regno dei diritti tv, dove si decidono addirittura gli orari delle partite, si tifa per il ritorno negli stadi. «Purché - conclude Bruno - siano impianti sicuri dove la gente può andare a divertirsi senza paura. Sabato guardavo le immagini del rugby da Twickenham: inglesi e scozzesi si menano da ottocento anni eppure attorno alla partita c'era un clima stupendo. Quanto agli orari non credo che le partite a rischio siano più sicure se non si giocano di sera: mi sembra che in altre occasioni, i disordini scoppiarono in pieno giorno. E comunque se serve possiamo rinunciare alle partite notturne di sabato e domenica: trasmettiamo il Real o la Premier League e il buco è bello e coperto. Benissimo».
Marco Ansaldo
per "La Stampa"
per "La Stampa"