Diverse incognite pendono sull'asta dei diritti tv della Serie A 2018-21, e sono diversi gli scenari che potrebbero prendere corpo domani dopo l'apertura delle buste con le offerte, davanti al notaio e al commissario della Lega, il presidente della Figc Carlo Tavecchio. È quasi scontato il tentativo di Sky di accaparrarsi di nuovo i pacchetti dell'intero campionato, ma rappresenta una variabile significativa la strategia della francese Vivendi, così come quella delle due media company di cui è azionista, Mediaset sul digitale terrestre e di Tim sulla piattaforma internet. Non sono escluse sorprese, e nemmeno l'intervento a sparigliare di eventuali intermediari indipendenti interessati a comprare e rivendere. Di certo c'è l'obiettivo della Lega, che vuole incassare almeno un miliardo di euro, senza contare diritti tv accessori e internazionali. Vari club ha fretta di chiudere la partita: incombono scadenze finanziarie e risorse fresche fanno comodo per il mercato. Così non è escluso che alcuni pacchetti vengano assegnati e per gli invenduti si proceda con un nuovo bando.
Il più ricco dei cinque pacchetti è il D: vale 400 milioni di euro, garantisce 132 esclusive fra cui il derby di Roma. Acquistandolo in combinazione con quello A (satellite, 200 milioni), o con il B (digitale terrestre, 200 milioni) o con C1 e C2 (piattaforma internet, 100 milioni ciascuno) si potranno trasmettere tutte le partite del campionato. Sarebbe clamoroso se Sky - che in parallelo corre per i diritti tv della Champions che saranno aggiudicati settimana prossima - non tentasse di mantenere i diritti per l'intero campionato (nel 2014 ha pagato 572 milioni). Secondo alcune ricostruzioni, poi, Sky avrebbe anche valutato l'ipotesi di comprare anche il pacchetto del digitale terrestre per estromettere Mediaset. Non è esclusa un'offerta di Discovery, ma i fari sono tutti su Vivendi, che sta creando una società con base italiana: potrebbe puntare sul D, o con Mediaset in una strategia di pace con il Biscione, o attraverso Tim sulla piattaforma internet, dove è attesa un'offerta da parte di Amazon, e potrebbe essere della gara la digital media company inglese Perform Group.
La gara potrebbe infatti anche sancire il debutto di Vivendi Italia nel campo dei diritti sportivi: la società, di cui il gruppo francese primo azionista di Tim ha annunciato la creazione soprattutto per investimenti nell'industria culturale, potrebbe infatti decidere 'last minute' di esordire nell'acquisizione di diritti tv del calcio, come ventilato nei giorni scorsi dall'ad Arnaud de Puyfontaine. Un portavoce di Vivendi, interpellato dall'Adnkronos in merito alla partecipazione al bando, risponde con un 'no comment'.
Nulla di certo neppure sulle conseguenze dell'esposto presentato da Mediaset sulla formulazione del bando per la serie A ritenuto dal gruppo di Cologno «fortemente squilibrato». Il Collegio dell'Autorità Antitrust lo scorso mercoledì si è infatti riservato di decidere in merito. Lo scorso 1 giugno Mediaset aveva inviato un esposto all'Antitrust in cui si sottolineava che «per come è formulato» il bando pubblicato dalla Lega Serie A per assegnare i diritti tv 2018-2020 «risulta fortemente squilibrato. Con i seguenti effetti: violare il Decreto Melandri ('no single buyer rulè), penalizzare i diritti di gran parte dei tifosi italiani, costretti ad aderire obbligatoriamente a una e una sola offerta commerciale», si leggeva nell'esposto« sottolineava il gruppo. Vivendi è primo azionista di Tim, con circa il 24%, ma è anche secondo azionista di Mediaset, presente nel capitale con il 28,8% e il 29,9% dei diritti di voto. Dopo la salita nel capitale successiva alla querelle, anche giudiziaria, per la mancata acquisizione della pay tv Premium dal Biscione, Vivendi potrebbe decidere con l'acquisizione di diritti del calcio di portare un ramoscello d'ulivo a Mediaset. Iniziando così un dialogo che finora non c'è stato.
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