«Il calcio è quella cosa che in America chiamano 'killer application', per cui tu che hai un prodotto grazie a questo enorme moltiplicatore di interesse lo vendi di più: quindi noi siamo in una botte di ferro».
Urbano Cairo di tv e di calcio se ne intende. Ha rilanciato il terzo polo televisivo con La 7, ha piazzato il Torino costantemente nella zona tranquilla della classifica del campionato, valorizzando un marchio storico ma un pò impolverato, e ora mentre tutti vedono il pallone italiano sgonfio piazza un contropiede ficcante. Lo fa con un'intervista all'Ansa all'indomani dell'esito negativo del primo bando dei diritti tv della Lega italiana per il 2018-2021: una lunga chiacchierata in cui emerge soprattutto «tranquillità».
«Credo - spiega - che i diritti tv abbiano, come dimostrano i paesi europei, e parlo non solo di Gran Bretagna e Spagna ma anche di Germania, un valore ben superiore a quello che per il momento abbiamo ottenuto come Lega. Per cui sono assolutamente sereno, ma non lo dico soltanto perchè sono dalla parte di chi vende con altre 19 società. Semplicemente, è così. Perchè veramente il nostro sport è fondamentale per vendere poi la pay tv e per fare ascolti. Tant'è che sono andati a livelli importantissimi, e stanno crescendo ovunque: perciò secondo me noi dobbiamo assolutamente spuntare valori maggiori di quelli che già avevamo».
Diretto, come una verticalizzazione di Baselli per il bomber granata Belotti. Ma qual è il sistema per ottenere quanto il calcio italiano vale?
«Si tratta di capire se cambiare per esempio il tipo di proposte e il tipo di pacchetti, andando incontro a quello che è una tendenza o una richiesta da parte di alcuni operatori. Da noi si è sempre fatto per piattaforme, dando quindi la stessa partita a più operatori, ora si tratta di vedere se non sia il caso di fare una cosa diversa. È da valutare questo. Oppure ancora se non sia il caso di fare una piattaforma gestita internamente dalla Lega».
Ecco, il famoso Canale della Lega calcio: è ipotizzabile davvero la sua nascita?
«Altrochè, ci mancherebbe: assolutamente sì. Diciamo che chiaramente per farlo devi avere un dipartimento interno avanzato: ovvio che la nostra lega debba svilupparsi molto più di quanto ha fatto fino a oggi, occorre avere un dipartimento interno che faccia le produzioni e le faccia bene. Lo stanno facendo molto bene in Spagna con la Lega diretta da Tebas, un manager bravissimo che ha sviluppato molto queste attività: le producono loro. E sviluppano i diritti all'estero con presenze ovunque nel mondo per raccogliere 630 milioni invece dei nostri 180. Quasi quasi, se le cose non si svilupperanno (come io credo che faranno, perchè sarebbe una follia per qualcuno perdere i diritti tv) potrebbe essere una benedizione essere costretti a fare una tv della Lega, perchè potremmo avere dei vantaggi importantissimi. Quindi io sono molto tranquillo che si possa fare una cosa molto positiva in un modo o nell'altro».
Certo, quell' offerta di Sky...
«Alt: stimo molto Sky, sono bravissimi, i più bravi che ci sono. Quindi non voglio dire quel che loro devono fare. Ma ribadisco il concetto di inizio intervista: il calcio è la killer application, quindi noi siamo in una botte di ferro. Nel senso che o gli operatori ci daranno più soldi perchè faremo un bando che soddisferà il desiderio di calcio di alcuni di loro; o prenderemo più soldi perchè faremo un canale della Lega».
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