Obiettivo del Codice è riportare le discussioni sportive in ambiti più civili, in modo da contribuire a rasserenare il clima che avvelena gli stadi. Il principale (se non il solo) imputato è ovviamente il calcio. Tant'è che l'idea del Codice è contenuta nelle norme varate del Governo per rispondere ai tragici fatti verificatisi a fine gennaio a Luzzi, in provincia di Cosenza, dove morì vittima di un pestaggio il dirigente della Sammarinese Ermanno Licursi, e ai disordini di Catania, che costarono la vita all'ispettore della polizia Filippo Raciti.
Episodi che, purtroppo, non sono rimasti isolati, visto che anche qualche settimana fa il calcio è tornato a essere pesantemente ostaggio della violenza, scatenatasi dopo la tragica morte del giovane tifoso laziale, Gabriele Sandri. Il Codice, dunque, si appresta al debutto in una situazione assai calda.
Il documento, sottoscritto dagli operatori dell'informazione (Ordine dei giornalisti, Fieg, principali reti radiotelevisive) il 25 luglio scorso, ha prima superato, a fine agosto, il vaglio del Consiglio di Stato, poi, a metà ottobre, quello del Garante della privacy e ora si trova a metà strada del consenso parlamentare. Ma non dovrebbero esserci problemi per il sì finale. La commissione Cultura della Camera, infatti, non ha potuto che prendere atto della necessità di imporre regole alle trasmissioni di commento degli avvenimenti sportivi, pur nella salvaguardia del diritto di cronaca.
Per quanto il Codice si rivolga a tutti i media, sono soprattutto radio e Tv che ne dovranno tenere conto, perché meglio si prestano - in particolare il grande schermo - a presentare infuocate schermaglie, talvolta costruite ad arte, che di sportivo non hanno nulla. Anzi, veicolano messaggi fuorvianti e pericolosi soprattutto per i giovani.
Ecco perché i conduttori radiotelevisivi - tra i quali, oltre ai giornalisti, si annoverano anche ex arbitri, ex allenatori, ex giocatori - d'ora in poi dovranno impedire che le situazioni degenerino, evitando di incitare commenti fuoriluogo ed espressioni minacciose o ingiuriose. Dovranno, inoltre, dissociarsi immediatamente da atteggiamenti o frasi violenti tenuti da ospiti, dal pubblico, da interlocutori telefonici o via Internet e adottare i mezzi, anche attraverso la sospensione momentanea della trasmissione, per riportare il programma nei binari della correttezza.
Proprio per quanto riguarda gli interventi da parte del pubblico via telefono o via mail, le emittenti dovranno approntare misure, pur nel rispetto del Codice della privacy, che consentano di risalire alle generalità di chi li effettua.
In caso di violazione del Codice, il cui controllo è affidato al Garante delle comunicazioni, le emittenti perderanno i contributi statali.
Antonello Cherchi
per "Il Sole 24 Ore"
per "Il Sole 24 Ore"