Siccome i natali trevigiani dell'atleta erano già stati dichiarati, forse Goria voleva appurare da quante generazioni Tagliariol fosse veneto. La Rete due è la rete olimpica ma, in fondo, è anche la rete leghista. Tagliariol, comunque, non fa una piega e spiega: «Un cognome mezzo veneto mezzo friulano». Soddisfatto, Goria rida la linea allo studio.
Il salotto di Casa Italia, in mano sua, è l'appendice pechinese della mezzanotte marzulliana. Goria - sia detto senza alcuna ironia - si candida autorevolmente a insidiare il primato di Sottovoce. Le analogie con la cifra giornalistica e intellettuale di Marzullo ci sono tutte: la posa dell'interrogante, la tinta aulica della conversazione, un venticello malizioso che avvolge le domande quando l'interlocutrice è donna. Ieri Goria aveva sotto mano Vezzali e Granbassi, ma è stato frenato dall'affollamento del salotto: troppi medagliati tutti insieme per dare il meglio e, forse a mo' di protesta, si è dimenticato di presentare gli arcieri d'argento.
Ci ha pensato dopo qualche minuto Franco Lauro dallo studio. Esemplare anche l'intervista della sera prima a Tatiana Guderzo, bronzo nel ciclismo su strada. Goria non si accontenta di chiederle cosa abbia sognato prima della gara.
La stordisce di lirismo: «Cosa sognerà stanotte?» (si badi, a Tagliariol si era limitato a domandare se aveva dormito). Quindi, dopo essersi accertato dello stato civile della ciclista, e una volta chiarito che la ragazza è single, trasforma la singletudine nel leitmotiv dell'intervista, cosicché quando alla fine si informa su come Guderzo intenda festeggiare il successo, la domanda, seppure espressa in tono professionale, somiglia terribilmente (per Guderzo) a un'autocandidatura. Goria funziona. Deve solo lavorare sul format. Gli occorre un tormentone.
Qualcosa come: «Buongiorno da Pechino, quando un nuovo giorno olimpico è appena terminato e uno nuovo va a incominciare. Un nuovo giorno per gareggiare, per vincere, per festeggiare. A proposito, c'è un ristorantino niente male agli hutong. Che faccio, prenoto?»
Articolo tratto da
"Il Riformista"