Insomma la Cina ce l'ha fatta, non è più aliena: la televisione ha dimostrato che sanno organizzare le stesse cose che organizziamo noi e che nutre i nostri stessi desideri. Consumare insieme affratella.
Non come quei poveracci dell'India, che col loro miliardo e passa di abitanti e il Pil in aumento stanno però al 50a posto nel medagliere, e sembra che delle performance fisiche non gliene importi niente. Gente di cui diffidare, anche se nel passato sono stati la nostra matrice. Ma come ha dimostrato la cerimonia di chiusura di Zhang Yimou, la vera dimensione è il futuro e il passato non importa più a nessuno. Rock americano, uomini volanti in tute luminose, acrobazie asiatiche e pirotecnie d'avanguardia. Una swinging London digitale ha scelto David Beckham come testimonial delle sue prossime Olimpiadi, alla faccia del dilettantismo.
Attendendo la cerimonia, Rai2 ci ha offerto la collezione completa dei servizi di Carlo Paris, volonterosi ma incapaci di superare la barriera del «colore» e della lacrima sul viso; l'indagine sociale limitata al contrasto tra l'arroganza dei grattacieli e l'umiltà dignitosa dei vicoli (la borghesia cinese non si fa trovare in casa?). La serie dei servizi finiva con l'oro di Cammarelle (che alla domanda se volesse anche lui donare qualcosa al Dalai Lama, fortunatamente ha risposto: «La vittoria la dedico a me stesso, perché sul ring i pugni me li becco io»).
Lo sport è ingenuo, e in questo consiste parte del suo fascino; «Ma sai - diceva Bragagna a Monetti durante la 20 km di marcia - che questi cinesi mi sembrano molto come noi?» e raccontava che si fanno fotografare mentre reggono in mano il fiaccolone dello stadio, come noi a Pisa fingiamo di reggere la Torre pendente. Pure ieri, durante la cerimonia, ha ribadito che i cinesi «sono buoni, o sono cattivi, come tutti gli altri abitanti del pianeta». Eh sì, la Cina ce l'ha fatta a farci confondere il globalizzato con l'universalmente umano.
A rifletterci un attimo, quel che colpisce è che per un'occasione così ghiotta e delicata la Rai non abbia messo in campo i grossi calibri del suo giornalismo televisivo. Dov'era Riotta? Forse perché siamo in agosto, o forse (più probabile) perché questo era un affare della redazione sportiva; in Rai la mano destra non vuol sapere quel che, fa la sinistra, e quindi ogni discorso cruciale è condannato a rimanere frammentario. Comunque ormai è andata, la dirigenza non dovrà più scervellarsi sul problema Olimpiadi: per il 2012 i diritti li ha comprati Sky.
Walter Siti
per "La Stampa"