
News inserita da: Simone Rossi (Satred)
Fonte: Digital-Sat (com.stampa)
L'avventura umana di un prete che per salvare i bambini abbandonati nella miseria e nella disperazione, dovette fare i conti con due guerre, con il fascismo, con la democrazia, con la Chiesa e con se stesso.Giulio Scarpati e' Don Zeno Saltini nel film, con la regia di Gianluigi Calderone, in onda martedì 27 e mercoledì 28 maggio in prima serata su Raiuno.
LA STORIA:
Don Zeno. L’uomo di Nomadelfia racconta in due serate l’avventura umana di un prete che per salvare i bambini abbandonati nella miseria e nella disperazione e farli diventare persone libere e oneste, dovette fare i conti con due guerre, con il fascismo, con il nazismo, con la democrazia, con la Chiesa. E con se stesso.
"Il vero motore della storia - spiegano gli autori Nicola Badalucco, Giuseppe Badalucco e Franca De Angelis - è il carisma di Don Zeno, insieme al suo grande senso dello spettacolo e all’importanza attribuita alla comunicazione; dal 1945 iniziò a filmare tutto quello che faceva e per raccogliere fondi insegnò ai suoi ragazzi a cantare e a ballare."
La fiction su Don Zeno ha avuto la collaborazione dei Nomadelfi. Dice il regista Gianluigi Calderone: "La generosità della gente di Nomadelfia è stata grande. Hanno capito quanto sia importante che Don Zeno e il suo messaggio giungano a quante più persone possibili".
Il produttore Mario Rossini spiega: "Sono rimasto affascinato dalla figura carismatica e controversa di Don Zeno. Di un sacerdote che ha combattuto contro tutto e tutti per difendere le sue idee e i suoi ideali."
Le riprese della fiction si sono svolte in Italia in varie località fra Carpi, Mirandola, Modena e in Bulgaria, dove sono state girate le scene relative al periodo bellico. Alle riprese hanno partecipato 100 attori tra italiani e bulgari, molti della zona di Modena, 1500 figuranti e sono stati utilizzati 700 costumi di varie epoche.
Le riprese si sono concluse nei pressi di Grosseto dove attualmente è attiva la comunità di Nomadelfia, in cui vivono circa 50 famiglie, 350 persone che come le prime comunità cristiane mettono ogni bene in comune, accolgono bambini in affido, non adoperano il denaro, lavorano e studiano nella cittadella dell’Utopia.
Zeno Saltini era nato in un paese agricolo dell’Emilia nel 1900.
La sua famiglia era cattolica. Il nonno, in contraddizione con i tempi, aveva trasformato il suo vasto podere in una comunità dove non si faceva differenza fra padroni e dipendenti. Veniva da questo insegnamento la vocazione di Zeno per la vita religiosa e per la difesa dei più deboli, soprattutto dei bambini.
Dopo la terribile esperienza della Grande Guerra (aveva diciotto anni) Zeno prese i voti e si dedicò alla fondazione di una piccola comunità cristiana, con l’entusiasmo e l’allegria di chi ama la vita ed è pronto a battersi per le sue idee.
Prima dovette scontrarsi coi latifondisti, poi fu perseguitato dai fascisti (subì anche un processo dal Tribunale Speciale). Durante la seconda guerra mondiale, quando metà dell’Italia era occupata dagli alleati occidentali e metà dai nazisti, traversò con grandi rischi la linea del fuoco, fra morti e macerie, per raggiungere il Sud ormai libero, e da lì risalire con i liberatori verso il Nord, cioè verso il suo piccolo paese.
Dopo la guerra fondò nel vecchio campo di concentramento di Fossoli una comunità unica al mondo, e che in tutto il mondo diventerà famosa: Nomadelfia.
Ebbe tutti contro: la gente avida di ricchezza, il Governo – pur democratico – che si sentiva scavalcato, e persino, dopo la morte del vescovo Pranzini, suo ispiratore e sostenitore, gran parte della gerarchia ecclesiastica, al punto da essere costretto ad abbandonare la tonaca.
Solo quando diventò vecchio e la indossò nuovamente, Don Zeno Saltini ebbe da Giovanni Paolo II grandi parole di elogio. Finalmente la Chiesa riconosceva che Nomadelfia è una comunità cristiana in cui regnano uguaglianza e solidarietà. Morì nel 1981.