I curricula e gli stipendi dei dipendenti da 200 mila euro in su (giornalisti compresi, escluse invece le star) e di consulenti e collaboratori da 80 mila euro in su, i criteri e le procedure per l'assegnazione dei contratti, la 'tracciabilita'' delle assunzioni esterne, i dati degli investimenti nei prodotti nazionali e nelle coproduzioni internazionali: tutto finira' online entro 60 giorni. La Rai vara l'operazione trasparenza, con il piano illustrato oggi dal direttore generale Antonio Campo Dall'Orto e approvato dal cda che adegua le regole gia' esistenti alla nuova legge.
Il vertice dell'azienda mette cosi' un punto fermo dopo le polemiche dei giorni scorsi sull'arrivo di diversi professionisti esterni, al centro di un esposto dell'Usigrai alla Corte dei Conti e all'Autorita' Anticorruzione. Ma risponde anche, pur con toni diplomatici e nel rispetto delle reciproche responsabilita', ai rilievi del governo su un piano industriale che e' piu' che altro «un'indicazione di obiettivi» e alla richiesta di una svolta, «di una trasformazione profonda, non cosmetica, dell'azienda», esplicitati in Vigilanza dal sottosegretario Giacomelli.
L'implementazione' del piano industriale, avverte il consiglio, «e' inevitabilmente legata alla garanzia delle risorse economiche a disposizione dell'azienda»: in base alle previsioni, 1,8 miliardi dal canone e 6-700 milioni euro dalla pubblicita', un perimetro da salvaguardare «per garantire qualita' e valore del servizio pubblico». La certezza delle risorse resta un paletto imprescindibile anche per discutere dell'eventuale riduzione degli affollamenti pubblicitari sulle reti Rai, altra questione su cui - a piu' riprese - l'esecutivo si e' detto pronto a una riflessione, purché funzioni l'operazione anti-evasione con il canone in bolletta.
«Prima di affrontare il tema della riduzione della pubblicita' per la Rai - chiosa il consigliere Arturo Diaconale - bisogna avere certezza degli introiti. Se sono sufficienti, abbondanti o garantiti dallo Stato, si puo' pensare a una redistribuzione della pubblicita' per tutto il sistema editoriale. Si tratta comunque di una scelta politica su cui non possiamo entrare come azienda».
Vivace il confronto in consiglio anche sul tema della par condicio e del referendum, dopo le accuse dell'opposizione a governo e tv pubblica di dare spazio solo ai sostenitori del si'. Diaconale e i colleghi Mazzuca e Freccero avrebbero voluto che il cda invitasse formalmente la Vigilanza a 'forzare' i tempi, anticipando l'adozione di un apposito regolamento, visto che la campagna elettorale «si e' aperta, anche per volonta' del premier Renzi, con largo anticipo», sottolinea Diaconale.
Ha prevalso pero' una linea piu' 'morbida', la generale raccomandazione a reti e testate a garantire un'informazione il piu' pluralista e completa possibile. Dei palinsesti autunnali, che saranno presentati agli investitori pubblicitari a Milano il 28 giugno, si discutera' in cda con ogni probabilita' nella riunione dell'8 giugno. Parallelamente si lavora al nuovo progetto sull'informazione e sulla ridefinizione della mission dei tg: «Aspettiamo a breve il piano del direttore editoriale Verdelli»., conclude Diaconale. Di nomine, pero', non si dovrebbe parlare prima della fine del prossimo mese.