Premium calcio, chi era costui? Fino a due settimane fa, addetti ai lavori, critici televisivi e concorrenti consideravano Premium il Lumezzane del campionato televisivo, una matricola piccola e sfrontata che osava addirittura sfidare il Real Madrid della parabola, al secolo Sky.
E avevano ragione. Da un parte c'era un colosso mediatico planetario, che trasmetteva la serie A in diretta da 17 anni, quando ancora si chiamava Telepiù; dall'altra una matricola nata solo 5 anni fa sul digitale terrestre .
Ecco perché, quando l'Auditel ha diffuso i dati dell'ultima giornata di campionato, società, giornalisti ed esperti di settore hanno fatto un balzo sulla sedia (tifosi e telespettatori no, loro probabilmente se l'aspettavano). A sole due settimane dallo sbarco sull'Auditel, Mediaset Premium ha messo a segno un risultato sorprendente: niente cappotto, ma un sostanziale pareggio.
I telecronisti di Cologno Monzese guidati da Sandro Piccinini e Bruno Longhi sono riusciti a portare in casa Mediaset 1.151.005 spettatori sul pubblico totale, con una share del 6,36%. E addirittura con due vittorie nette (Milan-Siena e Roma-Genoa sono stati più visti su Premium che su Sky) e una terza vittoria, stavolta in prima serata, nel posticipo Napoli-Palermo trasmesso in alta definizione, con il 3,16% di share e 870.391 telespettatori (+ 15.035 rispetto a Sky).
Morale? L'allievo supera... l'allievo più grande. Perché di maestri, diciamoci la verità, nel fare televisione non abbiamo mai avuto bisogno.
Redazione Qui Mediaset