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Digitale, le 'locali' contro l'Agcom

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Fonte: Il Sole 24 Ore

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Digitale Terrestre

La televisione digitale terrestre ha finalmente iniziato il suo cammino verso il mercato. Sta cercando la strada liberale ed economicamente pluralista, così le imprese che non l'hanno già fatto, possono cominciare ad elaborare proprie strategie d'ingresso.

Il primo passo lo si è compiuto nella Sardegna meridionale, primo territorio italiano dove si guarda la tv accendendo il decoder: l'esperienza di questi primi 20 giorni di sardo accesso al digitale lascia ritenere possibili altre accensioni a partire da quella prevista in Valle d'Aosta ma anche un passaggio completo e anticipato dei territori sperimentali.

Il rispetto della data prestabilita per lo switch off digitale e la essenziale volontà dei broadcaster a collaborare, ha mostrato che il processo può essere attuato senza troppi traumi.

Si tratta adesso di raggiungere un punto di equilibrio sul dividendo digitale, ovvero sulla necessita della cosa pubblica di tornare in possesso delle frequenze eccedenti quelle necessarie a trasmettere i canali già distribuiti in analogico, e sulla possibilità delle emittenti di sperimentare l'alta definizione, o altro.

La necessità di una pianificazione che renda possibile lo sviluppo del mercato e della sperimentazióne è oramai evidente.

L'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha provveduto pochi giorni fa a rimuovere un altro ostacolo che impediva l'ingresso nel mercato televisivo digitale di nuovi soggetti

Nel 2001 la legge n.66 stabilì che i soggetti con più di due canali avessero l'obbligo di cedere il 40% dei propri multiplex a imprese ne controllate ne collegate, lasciando però intendere che fossero loro stessi a stabilire le modalità di accesso.

L'Autorità ha precisato che sarà lei stessa, e non il soggetto concessionario, a decidere chi possa accedere al digitale, terrestre utilizzando un multiplex, le frequenze; in concessione ad altri.  Rende così possibile l'apertura di un mercato chiuso in un circolo vizioso.

La sua delibera, tra l'altro, non inserisce tra i titoli preferenziali dell'accesso la trasmissione in chiaro anche se rimane sullo sfondo il criterio del "congruo numero" (fonte di inesauribili e già vissuti equivoci) di programmi in chiaro, "ponendo limiti ai programmi criptati", come recita il Testo Unico del 2005.

La delibera apre però lo scontro con le tv locali, perché consente loro di entrare nel 40% solo in assenza di impianti digitali. Ma leggi precedenti consentivano il perdurare della concessione a trasmettere solo in presenza di impianti digitali, e dunque quasi tutte le tv locali hanno impianti digitali, ma ben poche hanno la doppia frequenza per poter trasmettere su entrambe le piattaforme. Si è creato una sorta di "Comma 22" dal quale occorre uscire.

L'associazione Aeranti Corallo presenterà un ricorso al Tar del Lazio per chiedere l'abrogazione di una delibera che, a loro giudizio, impedisce alle locali di sviluppare la propria presenza nel mercato digitale. È curioso notare come nelle audizioni sia statoproprioilcommissario indicato dalla Lega Nord a negare le ragioni delle reti locali

Francesco Siliato
per "Il Sole 24 ore"

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    Digitale Terrestre
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