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Conto alla rovescia per il cda di Tim di martedì 5 dicembre

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Fonte: Adnkronos

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Economia

Conto alla rovescia per il cda di Tim di martedì 5 dicembreConto alla rovescia per il cda di Tim di martedì 5 dicembre nel corso del quale saranno esaminati pro e contro di una eventuale societarizzazione della rete sulla base di uno studio commissionato dall'ad, Amos Genish. Il tema non è all'ordine del giorno ma farà parte della discussione generale sul piano industriale 2018-2020. Saranno illustrati modelli ed ipotesi a titolo puramente informativo ma nessuna decisione è attesa, così come non ci sarà una richiesta formale di approvazione di un modello o di un altro. Il manager chiamato alla guida del gruppo italiano dal primo azionista Vivendi, di cui è stato Chief Convergence Officer, ha ribadito anche ai sindacati nell'incontro di martedì scorso che per Tim l'infrastruttura è strategica e la società ne vuole mantenere il controllo.

No, quindi, allo 'scorporo' della rete ma non ci sarebbe, almeno sulla carta, un veto sull'ingresso di soci in una società ad hoc a patto che Tim ne mantenga il controllo. E mentre le strutture di Tim sono impegnate nell'interlocuzione con il comitato per il golden power per individuare le migliori soluzioni e adottare le indicazioni che arrivano dai due decreti del governo (il primo è incentrato sulla sicurezza mentre il secondo verte sui piani di investimento), sulla rete Tim e sulla sua funzione di servizio universale si dovrebbe pronunciare per la metà del 2018 l'Agcom. Ad oggi invece non c'è nessuna decisione da parte della società sul ricorso sempre sul golden power che potrebbe essere presentato (formalmente) al Capo dello Stato. Una settimana fa lo stesso Genish, in un incontro pubblico, aveva parlato di «piena collaborazione con il governo riguardo all implementazione del golden power» e dei correttivi inseriti nella norma. L'analisi di mercato dell'Autorità per le comunicazioni è già iniziata e tra le valutazioni che dovrà fare figura quella sul rispetto degli investimenti derivanti dagli obblighi del servizio universale in tema di qualità della rete. A quali conclusioni potrà giungere l'analisi, che dovrebbe concludersi prima della prossima estate, non è dato sapere: si va dal mantenimento dello status quo (equivalence of input) alla indicazione di rafforzare i rimedi esistenti andando verso forme di separazione funzionale della rete più incisive.

All'attenzione dell'Agcom anche un altro dossier che riguarda la francese Vivendi: entro il prossimo aprile l'azionista francese di Tim per seguire le indicazioni dell'Autorità si è impegnato ad affidare a un gestore indipendente una quota delle azioni Mediaset possedute pari al 20% circa in modo da rimanere con una quota dell 9,9%. L'Agcom ha infatti ritenuto che Vivendi con la contemporanea partecipazione in Tim e in Mediaset (con il 29,9%) violi i tetti antitrust del Tusmar, il testo unico sull'audiovisivo. Di qui il piano sottoposto all'Agcom dai francesi che pero' ad oggi non avrebbero ancora indicato il blind trust che si prenderebbe in carico le azioni. La lite legale tra Mediaset e Vivendi per il mancato acquisto di Premium, cui circa un anno fa è seguita la salita nell'azionariato del gruppo di Cologno da parte dei francesi, non si è ancora ricomposta anche se da più parti viene segnalata una qualche forma di accordo in arrivo di cui pero' al momento non vi è alcuna bozza. La prima cartina di tornasole per una eventuale 'pax' sarà il comportamento che Vivendi terrà in occasione dell'assemblea straordinaria di Mediaset del 15 dicembre per il cambio dello statuto. Potrebbe decidere di non presentarsi (o di non votare) oppure di partecipare con il 9,9%, ovvero la percentuale a cui dovrebbe ridurre la sua partecipazione secondo l'Agcom, o anche con la quota azionaria che tuttora possiede nell'azionariato della società di Cologno, il 29,9%.

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