Di seguito un articolo di Paolo Garimberti, giornalista del quotidiano la Repubblica, comparso nell'edizione di oggi in edicola.
Una radio che diventa televisione e una tv che resta comunque una radio. Questo, se volete, è il segreto della formula di Repubblica Tv, che in tre anni di vita si è profondamente evoluta e trasformata, restando però fondamentalmente se stessa (Repubblica Radio nacque il 14 febbraio 2005, e mi fa quasi specie usare il passato remoto tanto è vicina, e lontana, quella data).
Quando dico restando se stessa intendo che la sua natura di talk show di approfondimento non ha subito mutazioni fondamentali nel ciclo evolutivo che ha portato dapprima a mettere un paio di telecamere in uno studio radiofonico (la radio che sboccia in tv) e poi, un anno dopo, a mettere dei microfoni in uno studio televisivo (la tv che resta però radio nella scansione dei tempi, che ancora oggi sono più radiofonici che televisivi).
Erano le 3 del pomeriggio del giorno delle elezioni del 2006 quando facemmo la prima diretta televisiva dal nuovo studio del primo piano del palazzo di Repubblica, lo stesso piano dove ci sono anche le radio del Gruppo, a partire da Radio Capital, con la quale la sinergia redazionale è stata un punto di partenza fondamentale, e sei piani più sotto rispetto alla direzione di Repubblica.
Di cui Repubblica Tv è l'emanazione vocale, dapprima, e ora anche visiva. Non solo perché la direzione è la stessa, ma soprattutto perché l' interscambio tra il quotidiano di carta e il quotidiano elettronico, televisivo e internettiano, è continuo e totale.
Ed è la ricchezza e la forza penetrativa di Repubblica Tv, come dimostrano i risultati. I nomi di Repubblica, con i quali i lettori familiarizzano da anni, diventano "firme animate", con una voce e un volto. E, grazie appunto alla fruibilità su internet in tempo reale, i lettori a loro volta possono dialogare con loro, realizzando in fondo quello che è sempre stato uno dei segreti del successo e della credibilità di un giornale: l'accessibilità dei giornalisti al loro pubblico (la rubrica delle lettere dei lettori si anima e si diventa istantea).
RepubblicaTv è la punta più avanzata di quel progetto multimediale che stiamo portando avanti da anni e perfezionando ogni giorno. Perché in essa confluiscono tutti i prodotti dell' informazione di oggi e i canali per veicolarli in ordine di età, il quotidiano, la radio, latv, il web, che consente di prolungare la diretta senza limiti di tempo grazie alla possibilità di rivederne tutti i segmenti on demand nel resto della giornata.
E ora che Repubblica Tv è trasmessa anche sul digitale terrestre il ciclo è completato. Il fatto che RepubblicaTv abbia un'audience altissima nei giorni cruciali della cronaca politica, come le dirette delle elezioni, è un segnale che la tv internettiana è la tv del tempo che viviamo: l'ascolto all'estero balza ai picchi nelle notti elettorali grazie proprio al web, che porta l'Italia a Singapore con la stessa facilità che a Firenze.
Eppure c'è qualcosa di antico in un prodotto così moderno. Il suo dna radiofonico ha lasciato il segno nei tempi e negli strumenti di Repubblica Tv, il cui marchio di fabbrica è l'approfondimento piuttosto che l'inseguimento dell'ultima notizia, è la pacatezza del confronto piuttosto che le grida dello scontro, è la supremazia del contenuto piuttosto che la ricerca spasmodica dell'indice di ascolto.
Lo slogan secondo il quale la tv racconta che cosa è successo nel giornale, il giorno dopo, spiega perché è successo, non vale per Repubblica Tv. Che il giorno dopo cerca di spiegare perché è successo ciò che le altre tv hanno raccontato la sera prima. È un po'un ritorno all'antico, appunto, ai tempi in cui anche in tv la profondità della parola vinceva sulla potenza delle immagini.
Come predicava Ed Murrow, il grande giornalista della Cbs, padre di tutto gli anchormen televisivi, che però veniva appunto dalla radio, come ci ha raccontato mirabilmente George Clooney nel film Good Night and Good Luck.