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Telefoni, c/c e pay tv: fino a 5 mesi per cambiare utenza

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Fonte: La Repubblica

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Satellite / Estero
È più facile cambiare partner che abbandonare la propria banca, passare a un nuovo operatore di telefonia mobile, disdire l'abbonamento tv.

Seguire le sirene della concorrenza si trasforma spesso in un calvario che in cima ha piantate tre croci: i tempi, i costi o tutti e due. Resistono al cambiamento banche, società di telefonia e pay-tv. Resistono alle picconate di Bersani, che con le sue "lenzuolate" sulle liberalizzazioni è deciso a rendere più facile e meno costoso cambiare.

Se n'è accorta da tempo anche la Commissione europea, che ieri ha pubblicato il lavoro di un gruppo di esperti sugli ostacoli che incontra chi vuole cambiare banca: asimmetria delle informazioni, opacità dei prezzi, vincoli amministrativi, spese di chiusura. Problemi che le banche italiane stanno affrontando, replica l'Abi, attraverso il Consorzio Patti Chiari e che verranno superati quando sarà operativo lo spazio unico dei pagamenti europeo.

Il trasloco del conto corrente è infatti faticoso e pieno di insidie. Eliminati i costi di chiusura grazie al decreto Bersani, al cliente rimane il compito di avvisare quegli enti che sul suo conto prelevano o addebitano: il datore di lavoro, l'Inps, le società finanziarie che incassano le rate, gli abbonamenti tv. Un primo passo è stato fatto. Ci sono 17.000 sportelli che aderiscono all'iniziativa, "CambioConto" di Patti Chiari: si firma un modulo e la banca trasferisce le domiciliazioni bancarie sul nuovo conto.

"L'ideale - spiega Mauro Novelli dell'Adusbef - sarebbe assegnare un codice bancario, sulla falsariga di quello fiscale, anche se il problema è a monte: le banche dovrebbero offrire contratti con condizioni valide per un anno, senza modificarle a ogni piè sospinto". Una nebbia fitta avvolge anche l'estinzione anticipata del mutuo.

Da giugno chi sceglie di andarsene non paga più penali o paga penali ridotte sui vecchi mutui. "Notiamo però una certa resistenza da parte delle aziende di credito - dice Novelli - e il tentativo di imporre i loro usi. Allo sportello spesso non sanno dare risposte certe".

E fanno presto le società di telefonia mobile a lanciare promozioni. Chi chiede di cambiare operatore può attendere anche cinque mesi. Un esempio? Ci sono oltre 250mila clienti che spettano di passare da Tim a Vodafone.

E al danno si aggiunge la beffa: "Se scelgo un nuovo operatore perché il mio modifica il piano tariffario - spiega Antonio Bosco dell'Adiconsum - sono costretto a pagare proprio per quello da cui volevo scappare". La portabilità del numero introdotta nel 2002 è ancora una chimera. E la situazione peggiorerà perché stanno arrivando sul mercato Coop e Poste italiane.

Staccare la spina di Sky o Fastweb è invece costosissimo, un salasso se si vuole recedere dal contratto nel primo anno. "Sky si è inventata una spese fissa di chiusura pari a 220 euro più 30, anche se ripartita nell'anno - accusa Mauro Vergani di Adiconsum - Fastweb ne chiede 217, cui se ne aggiungono altri 52 se si ha l'allacciamento tv".

Proprio oggi l'Authority farà sentire la sua voce: l'orientamento è rendere rigoroso il rispetto della normativa Bersani: non devono esserci costi di uscita se non quelli legati alle spese aziendali. Un principio che vale anche per i gestori di Internet e della telefonia fissa (per abbandonare la linea chiedono dai 40 euro in su). Con le polizze sembra andare meglio.

La prima "lenzuolata" di Bersani ha abbattuto a 15 i giorni entro i quali bisogna disdire l'Rc auto prima della scadenza del contratto. La seconda ha cancellato le penali previste per chi, prima del tempo, voleva sbarazzarsi di una polizza danni. E dal 1° luglio parte la liberalizzazione dell'energia: le famiglie potranno scegliere tra diversi fornitori. Un nuovo capitolo che per ora è fatto solo di offerte promozionali.

Barbara Ardù
per "La Repubblica"

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