«Bisogna smetterla di presentare la Costa Smeralda come il sottobosco di Vallettopoli, della prostituzione e della droga», afferma Umberto Smaila, uno tra i più popolari showman, che con la Sardegna ha un legame speciale. Da molti anni conosce bene lo "starwatching", ovvero il pedinamento delie star che approdano sull'isola, e la fibrillazione dei paparazzi, che spesso hanno sostato anche davanti al suo club "Smaila's".
Insomma, lei proprio non ci sta a tutto questo clamore negativo?
«No. È un'ondata di moralismo che mi fa sorridere. Qualche mela marcia c'è sempre stata anche in passato, ma da qui a mettere sotto accusa un'intera parte della Sardegna dipingendola come Sodoma e Gomorra mi sembra eccessivo».
Da lei chi viene?
«Da Zucchero che mi dice: non farmi cantare e poi prende il mio microfono e fa un'ora di spettacolo, a Gino Paoli, che una volta è venuto a curiosare via mare. Una volta entrato gli ho intonato "Il cielo in una stanza", che aveva scritto per Mina e lui, emozionato, mi ha risposto con "Sapore di mare". Poi calciatori, automobilisti, attori come Ghini e Abatantuono, scrittori come Bevilacqua e molti del clan di Lele Mora. Quest'anno per la prima volta divido il palco con mio figlio Rudy, che studia per diventare attore».
Il suo repertorio?
«Oltre 500 brani, equamente divisi fra pezzi stranieri».
Rivalità con Briatore?
«Lo invidio un po' perché sul suo yacht salgono star come Adrien Brody o Denzel Washington, ma lo difendo dalie accuse di superficialità. È un uomo che produce lavoro».
Cosa ne pensa di Corona?
«Che è un piacione, l'uomo più richiesto nei locali. L'ho incontrato al Margherita di Savoia. Firmava centinaia di autografi».
Cosa si è detto?
«Questo fa la fine di Marion Brando o di Johnny Deep. Diventa un attore intemazionale. Credo che cambiera vita».
Com'è iniziata?
«Facendo cabaret. Ci credevamo e ci capivamo al primo sguardo. Ricordo la prima volta che scontrammo Berlusconi, perché un mio compagno di liceo a Verona era Giorgio Medail, tra i fondatori di Canale 5. Eravamo emozionati, mentre Silvio parlava di progetti che avrebbero poi anticipato tutto nel mondo della tv. Pensammo: o è pazzo o è un genio. Il tempo ha dato ragione alla seconda versione».
E adesso? Cos'è successo, la tv le ha messo il "silenziatore''?
«Preferisco fare l'ospite. Oggi le trasmissioni sono basate sui giochi e sui reality. Le cose cambiano. Quando conducevo "Colpo Grosso", lo chiamavano uno show di rottura, oggi lo definiscono cult».
Perché non fa un film sui "Gatti"?
«Se un giorno troviamo un matto che ci mette insieme, potrebbe essere la formula vincente. Ora che Carlo Rossella, con cui ho un grande feeling, è diventato presidente di Medusa, quasi quasi ci provo...».
per "Libero"