Seminascosta nella palazzina E, l'ultima in fondo alla cittadella dell'informazione Rai di Saxa Rubra, sta per andare in onda una rivoluzione, piccola-piccola e insieme mondiale.
E' la trasformazione dei canali Rai per l'estero, finora riuniti col logo Rai International, in una sorta di nuova prima rete degli Anni 80.
Anzi, più che una sorta: come consulente editoriale, al fianco del numero uno operativo Piero Badaloni, si aggira Emmanuele Milano, proprio il direttore che rilanciò Raiuno nell'ultima stagione dell'onnipotenza democristiana, con Biagio Agnes padrone di viale Mazzini, ai tempi della grande sfida contro Canale 5.
A piccoli passi e senza traumi, ora Badaloni sta cercando di spolverare le troppe incrostazioni di Rai International, come richiesto anche dalla Farnesina (questa rete Rai nel mondo vive anche grazie ad un accordo col ministero degli Esteri).
Per la riverniciata formale all'impaginazione si è affidato a una channel-editor, la regista Mimma Nocelli; per la programmazione ha cominciato ribaltando la curiosa scelta dei programmi da ritrasmettere all'estero, e da bravo democratico prodian-veltroniano ha subito inserito tutto Fabio Fazio minuto per minuto, i salotti di Serena Dandini e le perle della Raisat frecceriana, oltre ovviamente a La storia siamo noi e ai prodotti RaiEdu di Giovanni Minoli.
Ha messo in piedi due-tre nuovi programmi, tra cui un bel contenitore pomeridiano con Gigliola Cinquetti, una rassegna di Italia news con Piero Di Pasquale, e si fa vedere pure lui in seconda serata, a settimane alterne con Ballarò e Anno Zero, con l'esperimento Italia World. Badaloni ama definirlo addirittura «il nostro Porta a Porta» e se non mette un regolare «anti» davanti al titolo vespesco è solo per l'educazione da bravo boy-scout.
I temi del dibattito variano dalla società alla politica, dal costume alla storia («Garibaldi è un eroe o è un monumento da abbattere, come dice Bossi?»), e un gruppo di ragazzi in studio partecipa animatamente alla discussione.
Piccole reti crescono nella palazzina E di Saxa Rubra: seppur con una riduzione di budget rispetto al passato (da 13 a 10 milioni di euro), con una quantità di ore in auto-produzione ancora scarsa (6 al giorno), e con due continenti importanti come Asia e Africa ancora da scorporare, a Rai International si sta avviando la rivoluzione Badaloni.
Il piano segreto prevede che nell'arco di pochi mesi si possa vedere liberamente via satellite anche in tutta Europa, Italia compresa. E a quel punto cambierà anche nome: RaItalia. Ma sarà poi davvero verde pure il logo di questa nuova RaItalia, come il colore del Partito democratico? Sia quel sia, questo rischia di essere il primo e unico esperimento tv del centrosinistra tornato al potere.
Paolo Martini
per "La Stampa"