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Antonio Cabrini: ''Io sull'Isola dei Famosi perché non trovo squadra''

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Fonte: La Stampa

T
Televisione

Cabrini, quando la chiamavano il Bell?Antonio e avrebbe potuto fare concorrenza a tanti superfusti, non ha mai ceduto al richiamo della tv. Perché lo fa adesso da cinquantenne, per quanto ben conservato?
«E? la curiosità di provare un?esperienza lontana anni luce dal mio mondo che è e resterà il calcio. Anzi, se prima di settembre troverò una squadra da allenare, siamo d?accordo che sul video mi vedranno, ma seduto in panchina».

Non è più un mistero: per lei televisione vorrà dire un mese in Honduras per l?Isola dei Famosi insieme a Heather Parisi e alla velina bionda Veridiana. Quanto ha impiegato a dire di sì?
«Non poco. Quando quelli di Magnolia mi hanno offerto di entrare nel cast sono andato a parlare con loro per educazione, ma ho preso tempo. Anche perché quando vedevo il reality di Raidue dicevo a me stesso: non lo farei mai».

Invece quando la Ventura griderà «naufraghiii», comparirà anche la sua faccia. Non pensa che a quel punto più nessuno la considererà come un allenatore?
«Lo so che può essere un?arma a doppio taglio e trasformarsi in una situazione negativa. Infatti, da una parte c?è chi potrà dire che ormai sono pronto per la pensione. Ma io spero di farmi anche pubblicità calcistica, anche sull?Isola cercherò di parlare dell?argomento che conosco meglio, così qualche presidente vedrà che esisto ancora».

Insomma, una vetrina ben retribuita. Non la spaventa essere spiato giorno e notte dalle telecamere?
«L?aspetto economico è stato importante, non lo nego. Sarà strano, io cercherò di essere me stesso, uno che a cinquant?anni ha ancora voglia di mettersi in gioco su ogni fronte».

Perché di gioco si tratta, vero? Non ha mica pensato di darsi al cinema?
«Non credo di essere pronto per recitare. Potrei provarci per divertimento come ho fatto quest?anno ogni lunedì sera in Scorie dove con il mio amico Beccalossi facevo l?investigatore per la B.S.I. - Brescia Investigation. Ho accettatto l?invito di Nicola Savino e credo che in autunno riprenderemo il discorso. Ma non parliamo di nuovo mestiere».

Quindi la tv non l?ha proprio rubata al pallone?
«Da febbraio ho lasciato la carica di ct della Siria perché non si poteva lavorare nella più totale disorganizzazione. Ho avuto qualche promessa in Italia, ma sono fuori dalla lobby calcistica. Non ho amici procuratori, ho sempre evitato i compromessi. C?è chi sa destreggiarsi, io non sono capace. Aspetto e spero».

Proprio nessuno l?ha aiutata?
«Soltanto Bettega, che con me si è dimostrato un vero amico. Mi ha fatto lavorare nella scuola calcio della Juve, mi ha portato al Novara e ora mi sta dando una mano per capire se posso aspirare alla panchina del Ravenna».

La Juve società?
«Tutto tace. Volevano ex campioni e si sono lasciati scappare anche Tardelli. Guardate il Milan: Berlusconi trova sempre un posto agli ex giocatori. Io ho dato a quella maglia tredici anni di carriera, ho accettato di giocare anche quando ero infortunato e rischiavo di spaccarmi per sempre. Si vede che la riconoscenza a Torino non esiste».

Allora, dice lei, meglio cambiare in maniera drastica.
«Se il calcio mi chiude le porte, ne apro altre io. Ho già fatto la seconda voce per le partite trasmesse dal digitale di Mediaset, mi sono divertito con Scorie, ora con grande coraggio, non fisico, perché non ho paura, ma mentale, affronto l?Isola. Servirà anche per ricaricarmi dallo stress di essere qui a Viareggio mentre gli altri sono già in ritiro».

E sappiamo che non finirà tutto con il ritorno dall?Honduras, vero?
«Sì, c?è già un mezzo accordo con la Rai per una presenza fissa alla prossima edizione di Quelli che il calcio. Almeno, in un modo o nell?altro, potrò continuare a parlare del mio grande amore per il pallone».

Di fronte al mar dei Caraibi lotterà per un?altro tipo di vittoria, ma anche per un pugno di riso.
«Non temo l?emozione, la fame sì. Ormai è fatta, spero davvero che sia stata la scelta giusta».

Fabio Vergnano
per "La Stampa" 

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