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La Rai invecchiata insieme alla sua fiction

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Fonte: Il Riformista

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Televisione
Nella percezione di molti osservatori, l'ingarbugliata vicenda delle intercettazioni-Rai ha finito con il sottolineare il sistema di intrecci e di "legami pericolosi" che possono intercorrere tra Rai e Mediaset nel contesto attuale. Una situazione in cui la Tv generalista (Sky dunque a parte) assume sempre la forma del duopolio (con la piccola eccezione de La 7) e, nello sfondo, persiste irrisolto il c.d. conflitto di interessi. Contro questa tesi si sono sempre battuti con forza non solo i dirigenti del Biscione, ma in particolare i dirigenti Rai del centro-destra (dai consiglieri ai direttori più importanti). E lo hanno fatto, portando in campo ed evidenziando, urbi et orbi, le svariate "vittorie" conseguite negli ascolti, a partire dal 2002.
 
Di recente, lo stesso Agostino Saccà ha dichiarato che durante la sua gestione, prima come direttore generale e poi come direttore di Raifiction. "Io, a quelli di Mediaset ho sempre rotto le..ossa ! " Saccà esagera un po', confonde qualche dato, e un po' fa finta di non capire la reale portata e persino la "titolarità" di queste "vittorie". Intanto, è doveroso precisare che le percentuali d'ascolto vincenti sono tutte dovute (parlando di direttori generali) soprattutto alla gestione di Flavio Cattaneo. Fu durante la direzione di Cattaneo, e in particolare nel periodo del 2004, che la Rai arrivò a conseguire ben 7 punti di vantaggio su Mediaset. Un margine cospicuo, dovuto soprattutto all'invenzione di Affari tuoi con Bonolis, un formidabile traino quotidiano per tutto il prime-time di Raiuno.
 
Merito, dunque, anche di Fabrizio Del Noce e, successivamente della sua politica di vari quiz della fascia pre-serale (in particolare L'Eredità) elogiati persino da Umberto Eco, perché stimolano l'associazione e la conoscenza delle "parole". Sarà stato probabilmente anche per la contesa che si scatenò attorno ad Affari tuoi e allo stesso Bonolis, che si deve la successiva caduta in disgrazia di Cattaneo.
 
Evidentemente, è giusto sottolinearlo, ci possono essere anche direttori espressi dal centro-destra che non rinunciano all'autonomia del mestiere, nella situazione per loro più difficile. Durante la direzione precedente, per l'appunto quella di Saccà come Dg (19/3/2002-27/3/2003) si è verificata invece l'unica stagione delle gestioni del centrodestra in cui la Rai è andata sotto. Spiace dirlo, ma è così.
 
Nell'esultanza per le vittorie negli ascolti, c'è comunque da chiarire una questione di fondo, perché non sempre gli ascolti dicono tutto. Mediaset non ha mai subito alcun tracollo (anzi) con il c.d. "pubblico-pubblicitario", il pubblico più giovane, attivo, dinamico, che è quello cui puntano in modo particolare gli investitori pubblicitari. Rai, al contrario, in questi anni ha progressivamente "invecchiato" la sua offerta di programmi, puntando (inconsapevolmente, volutamente ?) in particolare sul target delle "nonne di Torre del Greco" (la definizione è del nostro analista Remo De Vincenzo): un pubblico composto prevalentemente di donne e di anziani over 60, localizzato in provincia e soprattutto nel meridione, di basso reddito e di livello d'istruzione elementare, quindi poco interessante per gli inserzionisti pubblicitari.
 
Una divisione tacita (e fruttuosa per Mediaset) dei target e degli introiti pubblicitari, più che una divisione, solo apparentemente rissosa, delle percentuali generiche di ascolto. Questo fenomeno spiega anche perché in questi anni i ricavi di Mediaset si sono sempre accresciuti, nonostante le apparenti "sconfitte" nei periodi di garanzia. Ed è anche dovuto ai suoi introiti costanti che Mediaset è oggi l'azienda televisiva italiana meglio proiettata nel futuro, e che ha meglio investito e in modo più lungimirante sulle nuove tecnologie.
 
Al fenomeno costantemente progressivo dell'invecchiamento della Rai ha dato un forte contributo la fiction degli ultimi anni. La fiction della Rai, a partire dal 2002, è arrivata a perdere ben 5 punti di share sulla fascia d'età 25-54 anni (e cioè un quarto del target pubblicitario), mentre contemporaneamente ha guadagnato quasi 2 punti e mezzo sul target over 65. Se si guarda poi ai laureati, sono passati dal 26% del 2002 al 18% dello scorso autunno.
 
E' vero che la Rai come servizio pubblico, in una società che diventa sempre più vecchia, deve anche soddisfare le richieste degli anziani. Ma se coltiva solo questa tendenza perderà insieme con i giovani parti sempre più cospicue della popolazione attiva. Da una Rai generalista, si rischia di passare ad una Tv vecchia per vecchi. 
 
Stefano Munafò
per "Il Riformista"
(21/07/08)

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