Telepatici - I papaveri Rai? Mandiamoli a lezione da Med Man
News inserita da: Simone Rossi (Satred)
Fonte: La Stampa
Uno dei prossimi appuntamenti più significativi per la tivù è domenica alle 22, ora di New York, sulla rete via cavo Amc. Comincia la seconda stagione del telefilm Mad Men, che suggella, con la sua perfezione cinematografica, il grande Rinascimento seriale della tivù americana.
Con due Golden Globe già vinti e 16 candidature ai prossimi Emmy Awars, gli Oscar della tv, questa serie è balzata in poche puntate agli onori della cronaca e della critica, e forse pure della storia televisiva.
Ha portato in un batter d?occhio l?Amc in testa alle classifiche d?ascolto e causato un vero e proprio terremoto nella fino a ieri ben più solida Hbo: alla tv dei Soprano e di Sex and the City, le serie newyorchesi di più straordinario successo, questo telefilm così particolare, sul mondo della pubblicità di Madison Avenue nei primi anni Sessanta, è parso un progetto insignificante, da non produrre.
Ora il nuovo amministratore si morde le mani e dichiara senza mezzi termini al New York Times magazine, che ha dedicato una coverstory al creativo Don Draper: «Mad Men? È un telefilm perfetto in tutto e per tutto, con un solo problema: non va in onda su Hbo».
In Italia stiamo seguendo le repliche della prima stagione su Cult ed è probabile che, già in autunno, la rete più sofisticata del bouquet Sky proponga l?attesissima seconda stagione. Speriamo pure che qualche tivù generalista, magari sull?onda dei premi, riproponga al pubblico gratuitamente questo strepitoso racconto inventato da uno degli autori dei Soprano, Matthew Wiener, che ne cura personalmente anche la regia. Si nota subito la cura maniacale dei dettagli, dal fumo delle sigarette ai bicchieri dei superalcolici, dai costumi ai riferimenti letterari della sceneggiatura.
Con un sapore decisamente vintage e tanti personaggi tutti in chiaroscuro, così platealmente ambigui, Mad Men incanta forse perché parla di un?America che vuole ripartire dalla magia dei primi anni Sessanta, forse soltanto da un mondo che sembrava più semplice, forse dagli albori di quella civiltà dell?immagine e della rappresentazione di sé che arriva oggi al suo punto apicale con Internet.
Sia quel che sia, Mad Men è un prodotto coi fiocchi: costa 2 milioni e 300 mila dollari a puntata che, tradotti in euro, sono quello che una tivù italiana butta per un qualunque mediocre reality o show. Ecco quel che dovrebbero dirsi in questi giorni ai piani alti di viale Mazzini, invece di azzannarsi sulle poltrone. O forse sarebbe il caso di produrre direttamente un telefilm sulla saga dei vertici Rai, visto che calza a pennello proprio lo slogan del lancio della nuova serie di Mad Man: «Ciascuno ha un segreto da nascondere, dove la verità giace».
Paolo Martini
per "La Stampa.it"
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