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Attenti all'influenza del Web 2.0

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Fonte: Technopolis

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È un fenomeno che ha sorpreso anche gli addetti ai lavori: i blogger non sono per niente annoiati dalla pubblicità online, anzi vedono di buon occhio se le aziende utilizzano mezzi che permettono ai visitatori di chiedere, partecipare, esprimere la propria opinione. II dato sottolinea un'interessante conseguenza della nuova cultura di partecipazione o, come si usa dire, di social network, la più recente evoluzione di Internet indicata anche come Web 2.0.
 
Si affaccia all'orizzonte, cioè, una nuova tipologia di consumatore che fa della propria fruizione di Internet un momento non di assimilazione passiva delle informazioni e di quanto gli viene proposto, ma preferisce usare la Rete per intessere relazioni sociali, esserci come individuo e con la libertà di esprimere la propria opinione. Con conseguenze, per quanto riguarda la comunicazione aziendale e le tecniche di contatto e relazione con i clienti, ancora tutte da scoprire.
 
Cento milioni gli attivi. Come fu per il personal computer venti e più anni fa, la certificazione dell'importanza del Web 2.0 anche per il mondo degli affari è venuta lo scorso anno dalla copertina del Time che ha indicato come personaggio dell'anno «you», l'individuo, ciascuno di noi. I numeri son lì a evidenziarlo: attualmente ci sono 100 milioni di blog attivi (nella sostanza si tratta di un sito internet sul quale singole persone scrivono diari, pensieri, commenti, pubblicano video o foto), mentre almeno un numero doppio riguarda quelli che sono nati e poi sono stati abbandonati per mille ragioni.
 
YouTube. il sito, acquistato da Google per 1.775 miliardi di dollari, continua ad assorbire milioni di filmati, il più delle volte autoprodotti, ma molto spesso anche spezzoni di trasmissioni televisive o film d'autore.
Della stessa specie sono Google Video o Yahoo Video. Decine di milioni sono le fotografie caricate nelle aree personali di siti come MySpace oppure su Flickr per condividere con gli amici il ricordo della gita o della festa assieme, ma anche per popolare il web di curiosità e testimonianze visive. A fianco di queste iniziative, crescono anche i servizi di «dating online», ovvero i siti che servono per conoscere altre persone che condividono interessi o, molto più direttamente, a cercare altri «cuori solitari» interessati a nuovi incontri.
 
Sono molto popolari anche i servizi utili per l'utente business: Plaxo tiene aggiornati i biglietti da visita dei contatti presenti nella rubrica telefonica di Outlook (se i contatti sono partecipi di Plaxo). E Linkedln sviluppa la pratica delle conoscenze utili: se tu sei mio amico, puoi presentarmi via internet a un altro che è tuo amico, e che io voglio conoscere. Così, entrati, nel meccanismo, si generano concatenazioni di rapporti e relazioni interpersonali, molto più semplicemente.
 
Ma c'è molto altro, come Wayn (l'acronimo di where are you now?), Bebo, Friendster, Wikipedia, eccetera. Per non parlare di SecondLife, il luogo Internet virtuale in cui si creano gli «avatar», cioè personaggi elettronici paralleli ai soggetti che entrano nel sito, con vite proprie e città e negozi (dove si vendono però beni del mondo reale), fino all'assurda replica di malavitosi e ricattatori.
 
Tutto questo fa social network, voglia di esserci, di partecipare e, soprattutto, di contare. Perché questa tipologia di navigatore è, come dicono i pubblicitari, un «influencer» estremamente attento e, soprattutto, da trattare con ogni attenzione e riguardo.
 
Molte aziende hanno colto questa particolare tipologia di navigatori attivi di Internet per proporre loro differenti esperienze dei propri prodotti. Fiat ha, per esempio, fatto giocare per mesi a personalizzare online la carrozzeria della «500» in arrivo sul mercato; Nike fa lo stesso con la scelta degli abbinamenti cromatici di alcuni modelli di snickers.
 
Una ricerca di Universal McCann, dal titolo «We are ali media owners now» (cioè: Oggi siamo tutti proprietari dei mezzi di comunicazione), ha scoperto che il 57% di questi frequentatori di Internet condividono foto, il 49% inviano commenti a siti di notizie, il 31% scrive propri contributi o articoli; il 24% invia una foto presa col cellulare.
 
Mentre un'altra ricerca di Forrester ha rilevato che il 57% dei blogger sono donne, in media sui 30-31 anni, di scolarità elevata (il 47%) o studenti (il 28%). I blogger restano connessi online per 55 ore la settimana rispetto a una media europea di 45.
 
Italiani protagonisti. Gli internauti italiani non sono da meno; in gennaio, nel nostro Paese, si sono calcolati per l'esattezza 20.248.970 navigatori attivi (sui 30 milioni totali): costoro hanno scorso 1.330 pagine web al mese, con una permanenza su ogni pagina di 50 secondi in media. Certo, è poco rispetto al tempo di un libro o una rivista, ma un'infinità rispetto all'attenzione a una trasmissione Tv.
 
Dice Pietro Scott Jovane, country manager di Microsoft Online Services Group: «Ciò che rileviamo su Windows Live Space, che è il sito di social network tra i più usati in Italia, è che il tempo web speso dai blogger ovvero gli utenti, che in rete fanno qualche cosa di personale, è il 51 % in più rispetto al normale navigatore»,
 
Microsoft Online Services Group è il team di Microsoft Italia che si occupa dei servizi online Windows Live e del portale Msn.it, il network di contenuti e canali multimediali d'informazione e intrattenimento e, soprattutto., dei 3,3 milioni di Spaces personali di utenti italiani sugli oltre 120 milioni al mondo. «Secondo una ricerca internazionale svolta per noi da MetrixLab» continua Jovane «italiani e spagnoli sono i più propensi a fare blog e a intervenire con proprie opinioni».
Le foto sono il contenuto che più popola questi spazi, seguiti da contenuti musicali, diari e video. Si discute per lo più di esperienze personali, di cinema e viaggi: si parte dal blog di un amico per visitare un sito da lui consigliato e, nel 36% dei casi, si segue il link pubblicitario presente sulla sua pagina.
 
In generale, insomma, i blogger non sono disturbati dai messaggi pubblicitari e, soprattutto, hanno una migliore opinione di un'azienda se questa permette di interagire con un blog o un weblog. Ulteriore dettaglio, quasi una conseguenza di quanto detto finora, è che per le proprie scelte quasi l'80% dei blogger si fida dei blog degli amici e il 37% si fida di ciò che legge online scritto da altri utenti: più d'ogni altra forma di comunicazione pubblicitaria, stampata o pubblicata su Web.
 
Insomma, i navigatori attivi, nel social network contano nelle proprie e nelle altrui scelte e impongono all'attenzione dei marketing manager aziendali nuove forme di relazione tra impresa e navigatori. Un tempo le lettere di protesta finivano, raramente, sulle pagine d'un giornale. Se oggi finiscono su un blog l'effetto valanga negativa per il grande marchio aziendale potrebbe essere inarrestabile.
 
A meno che non ci si ponga in ascolto, disponibili e, soprattutto, trasparenti come una casa di vetro.

Francesco Di Martile
per "Technopolis"

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