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Rai Net, un gennaio da record

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Fonte: La Repubblica - Affari & Finanza

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Internet e Tv

Alberto ContriNella navigazione a vista della Rai nel mondo Internet cominciano a riscontrarsi risultati positivi. «Lo scorso mese di gennaio ha fatto rilevare un balzo significativo -spiega Alberto Contri, amministratore delegato di RaiNet - il portale Rai.it ha registrato un record assoluto dalla sua creazione con oltre 68 milioni di pagine viste e più di 4 milioni di utenti unici. Numeri che significano un incremento medio del 25% rispetto al mese e all'anno precedente. Ma tutto è cresciuto: i tre portali delle Reti hanno registrato un + 40%; stessa crescita per Rai Fiction, E record assoluto anche per il Televideo online, con 11 milioni di pagine viste».

Perfino il Televideo?
«Sì: è il segno che gli utenti vogliono poter disporre di notizie on-demand, al di fuori dei palinsèsti e nei tempi dettati dalle loro esigenze».

Ma non c'è ancora molto 'on demand' nel portale Rai. Perché?
«Sta crescendo, stiamo superando le diffidenze e le difficoltà dell'inizio. Prendiamo Rai Click, la joint venture che abbiamo con Fastweb (noi al 60% e Fastweb al 40%), La logica con cui è nata era, all'epoca, diversi anni fa, la mancanza di risorse Rai per le tecnologie. Così noi mettevamo i contenuti e loro le tecnologie. Noi forniamo i palinsesti, selezioniamo dalla Teche di volta in volta dei contenuti, li digitalizziamo e li inviamo a Fastweb che li distribuisce con la sua piattaforma. Ha ottenuto un buon risultato. RaiClick finora è stata a pagamento: gli utenti Fastweb che la vogliono vedere devono pagare a parte. E ha oggi 50 mila utenti, sui 280 mila totali della tv di Fastweb».

Ma non c'è anche una Rai Click sul vostro portale?
«Quella è solo una vetrina,, con alcuni spezzoni. La nostra vera novità è Rai.tv: è un portale che mette a disposizione on demand molti contenuti dei programmi Rai in podcast, organizzati per temi: dalle news allo sport, dai programmi per ragazzi ai cuit, dove ci sono per esempio, gli interventi della Littizzetto a 'Che tempo che fa' e molte cose di Fiorello. L'abbiamo aperto il 9 gennaio e fa già 450 mila pagine viste al giorno».

Mai i programmi per intero?
«Solo due: Report di Milena Gabanelli e la Melevisione, Report, abbiamo notato che gli utenti lo scaricano il lunedì, ossia il giorno dopo la messa in onda, nell'ora della pausa per il pranzo. La Melevisione è invece un programma per ragazzi ed è un altro servizio che registra un enorme successo: il podcast nel solo gennaio ha registrato 230 mila downloads, il doppio rispetto al dicembre precedente».

Quali contenuti vengono maggiormente scaricati?
«Prima di tutto i programmi per i ragazzi, che da soli fanno il 50% dei download. Poi la fiction con il 15%; un 12% di spettacolo e cinema. Per ultime news e sport. Un dato che non deve stupire: news e sport attengono più alle dirette tv che al video on demand».

E a proposito di dirette: ora ne avete poco o nulla, ma con l'Iptv le cose dovrebbero cambiare.
«Si vedrà in che tempi. Il problema principale è che dobbiamo ancora vincere la diffidenza delle Reti verso la tv via Internet».

Perché? Per chi produce contenuti dovrebbe essere indifferente la piattaforma tecnologica su cui si viene distribuiti. O no?
«Il fatto è che nella cultura delle Reti si ragiona in termini di Auditel. La paura è che Internet possa far calare i dati dell'ascolto tradizionale».

Vuol dire che questo tipo di cultura dominante in Rai vi ha creato ostacoli?
«In termini di assegnazione di risorse sì. Tutto quello che abbiamo fatto, l'abbiamo fatto con il 2% del bilancio dell'azienda. E invece le sinergie possibili sono moltissime. E qualcuna l'abbiamo già sperimentata».

Quale?
«Per esempio iniziando a mettere in Rete alcuni backstage dei reality e delle fiction. Oppure, meglio ancora, in un altro caso, in occasione di Music Farm abbiamo lanciato online un concorso invitando ad inviare caricature dei cantanti in gara realizzate al computer con Photoshop. Ne abbiamo ricevute tantissime per di più da un pubblico di giovanissimi che solitamente non guarda molto la tv ma si è fatta coinvolgere dal concorso. Penso di poter dire che un 2-3% di share di quel programma lo abbiamo portato noi. Ed è anche la prova che Internet non fagocita la tv tradizionale. Anzi, riavvicina un pubblico che si tende invece a perdere».

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