Ma il negoziato offre l'occasione ai due gruppi di pensare anche ad una questione ben più importante: quella legata al destino dei tre canali generalisti sul satellite. Stiamo parlando di quella che i giornali da mesi chiamano l'«uscita da Sky» di Raiuno, Raidue e Raitre.
Fatti salvi questi doverosi chiarimenti, la patata diventa ancora più bollente se nella partita si inserisce Tivù Sat, la piattaforma satellitare presentata a Gennaio e che vede come soci fondatori proprio la Rai, insieme a Mediaset e TI Media. Un progetto ambizioso e assolutamente utile per completare davvero la digitalizzazione del paese (non possibile se si percorre solo la via terrestre), ma che potrebbe destabilizzare l'attuale scenario della tv satellitare italiana.
Come ha precisato anche oggi il viceministro alle comunicazioni Romani, «l’articolo 26 del contratto di servizio fissa l’obbligo per il servizio pubblico di presenza su tutte le piattaforme: non dice su quale piattaforma, purché sia presente su ognuna, quindi anche quella satellitare». Secondo queste parole, la Rai sarebbe quindi libera di scegliere Tivù Sat piuttosto che Sky.
Ma come la mettiamo col chiaro? Come detto oggi i canali sono ricevibili con qualunque decoder satellitare, e non solo con lo Skybox; ma se dovessero divenire parte esclusiva di Tivù Sat, diverrebbe necessario munirsi di apposita smart card, decoder predisposto con apposita Cam. E non dimentichiamoci dei tanti italiani all'estero che tuttora seguono i programmi Rai direttamente dal satellite...
per "Digital-Sat.it"