L’impero di Murdoch, un colosso da 28 miliardi di dollari di fatturato, è la quintessenza della modernità. Il vecchio tycoon australiano ha creduto e crede in tutte le modalitàin cui i media e l’entertainment possono declinarsi, da quelle più antiche e tradizionali come i giornali e l’editoria a quelli più recenti come Internet, passando attraverso cinema e televisione.
Se di recente si è gettato su Internet con MySpace e Scout è perché ritiene che queste modalitàsiano quelle che potranno fruttargli di più nel prossimo futuro, visto che i giovani preferiscono di gran lunga questo strumento agli altri.
Ma non è che tutto quello che c’è di più vecchio nel suo impero venga abbandonato. La televisione resta e anzi produce ottimi utili, il cinema va alla grande, la tv satellitare cresce. E si conservano anche attivitàall’apparenza meno redditizie come i libri e i giornali.
Il tentativo di acquistare la Dow Jones (mettendo le mani sul quotidiano Wall Street Journal) dimostra anzi che lo spazio per i media tradizionali non soltanto c’è ma è importante. Murdoch procede di fatto per accumulazioni successive e sembra che in qualche modo tutto si tenga. O, almeno, tutto nelle sue mani sembra trasformarsi in oro, con una serie di sinergie che non sempre si vedono ma che senza dubbio esistono.
Di certo, la strada scelta da Murdoch fin dall’inizio è stata quella di concentrarsi su business molto contigui, quelli appunto dei media e dell’entertainment. Non è che si sia messo a comprare banche e assicurazioni o imprese manifatturiere, pur avendone la possibilitàe il denaro. No, la sua strategia è chiara: puntare a creare un impero articolato ma sempre lungo la stessa linea.
L’internazionalizzazione è la seconda lineaguida di Murdoch. In fondo lui era partito dall’Australia e da lì si era messo ad acquistare giornali, catene televisive via cavo, societàdi produzione televisive e cinematografiche negli Stati Uniti. Successivamente anche giornali e tv satellitari nel Regno Unito, e tv satellitari anche in Italia. Da poco ha messo il piede anche in Cina.
A un certo punto, un paio d’anni fa, ha capito che, visto che il suo impero è internazionale, doveva spostarne il cuore nel centro del mondo, e cioè a New York. E infatti la sua News Corporation, inizialmente quotata nella sola Australia, è stata quotata con successo a Wall Street.
Per tutti questi motivi Murdoch è certo uno degli uomini più potenti della terra. Non soltanto per la grandezza del suo impero e per la sua redditività(nel 2007 gli analisti di Ubs gli attribuiscono un utile netto di 2,65 miliardi di dollari). Ma anche perché il settore dei media consente una certa influenza sulle vicende politiche.
Murdoch è un conservatore e non ha mai fatto mistero di aver appoggiato Bush negli Stati Uniti. I suoi giornali e le sue televisioni lanciano continuamente messaggi di questo tipo. Ma è anche un conservatore che declina intelligentemente le sue posizioni: in Gran Bretagna, ad esempio, ha spesso appoggiato Blair.
Entrando nel dettaglio del suo impero, notiamo che il business principale di News Corp. è quello del cinema, che rappresenta il 28 per cento dell’Ebit. Al secondo posto c’è il business della televisione (Fox Network e ben 35 canali televisivi negli Stati Uniti), che rappresenta più di un quarto (il 26 per cento per l’esattezza) dell’Ebit.
La tv via cavo, in cui Murdoch è ben presente negli Stati Uniti con Fox News, FSNs e FX, produce il 22 per cento dell’Ebit. Il segmento del Direct broadcasting satellite (Dbs, in sigla) è costituito dall’inglese BSkyB, dall’italiana Sky Italia, dall’americana Dtv e da Star Tv di Hong Kong. I quotidiani (presenti in Australia e in Gran Bretagna) forniscono il 13 per cento dell’Ebit. Mentre l’editoria ne rappresenta l’8 per cento.
I ricavi provengono da due fonti: per il 3540 per cento dalla pubblicitàe per il 6065 per cento dagli abbonamenti, come quelli alla pay tv via satellite e via cavo.
Secondo gli analisti di Ubs, i driver a lungo termine della crescita sono rappresentati per New Corp. da Sky Italia, che raggiungerànel 2007 i 200 milioni di dollari, dalla tv via cavo e dai film. Per quest’anno gli esperti svizzeri prevedono una crescita del fatturato del 15,5 per cento, «basata soprattutto dal successo di operazioni come Sky Italia e My Space».
Proprio Sky Italia, a dispetto della marginalitàgeografica del nostro paese, è stata additata spesso dalle banche d’affari come una specie di gallina dalle uova d’oro per le sue ancora grandi potenzialitàdi crescita (mentre il mercato inglese, con BSkyB, sembra ormai aver raggiunto la maturitàe non può avere forti tassi d’incremento annuo).
La riprova è che tra il marzo del 2006 e il marzo del 2007 la crescita percentuale del comparto Bbs(tv via satellite) è stata del 25,5 per cento, contro il 14,3 dei programmi via cavo, il 14,3 dei film e il 18,3 della voce ‘altro’, che certamente include i nuovi business come Internet.
Le azioni di News Corp. meritano ancora oggi da parte degli analisti la raccomandazione ‘buy’.
E non spaventa neppure l’operazione Dow Jones: «News Corp. si legge nel report del primo maggio 2007 di Unione di Banca Svizzera ha sufficiente cassa alla mano da portare a termine la transazione e noi crediamo che gli utili futuri ottenuti dal Dow Jones siano in grado di ripagare il debito fatto per acquistarlo».
È vero che il prezzo pagato è alto, ma il vecchio Murdoch ha fatto bene i suoi conti. Sono gli esperti svizzeri questa volta a certificarlo.
Adriano Bonafede
per "La Repubblica 'Affari e Finanza'"