Rupert Murdoch rispolvera il progetto di quotazione di Sky Italia. Il re dei media australiano, che possiede circa 170 testate tra giornali e tv in tutto il mondo, non ha fatto in tempo a chiudere la scalata al Wall Street Journal che già un altro dossier torna sul tavolo: l'approdo a Piazza Affari della divisione italiana della pay-tv guidata da Tom Mockridge.
Da circa un anno periodicamente circolano voci su una possibile Ipo e ora il fascicolo, secondo indiscrezioni,pare tornato d'attualità: in realtà le banche d'affari non hanno mai cessato in questi mesi di analizzare il fascicolo. Sky Italia, interpellata, ha ribadito che, come già accaduto in passato per medesimi rumors, non commenta indiscrezioni di mercato. «Non è stato ancora deciso niente - aveva dichiarato Mockridge mesi fa in merito all'argomento - e poi, solo Rupert Murdoch può decidere su questo».
La corsa tra le banche per portare in Borsa Sky è già partita, ma Murdoch, nel caso, è verosimile che si affidi a Goldman Sachs, banca da sempre vicina al magnate. A fianco della merchant bank americana, potrebbe esserci, secondo indiscrezioni non confermate, Mediobanca. Il momento per una quotazione di Sky sembra tuttavia propizio e l'Italia, uno dei mercati più appetibili per NewsCorp in Europa; seguirebbe così l'esempio dell'Inghilterra dove la società cugina bSkyb è già quotata da tempo.
E proprio la capitalizzazione e i multipli della consociata inglese aiutano a capire quanto
potrebbe valere una Sky Italia in Borsa. Bskyb capitalizza 20 volte i profìtti attesi al 2007 e, debito incluso, una decina, di volte il Mol. Se Sky Italia avrà raddoppiato il margine lordo nel bilancio che si è chiuso al 30 giugno 2007, che alcune stime proiettano a oltre 300 milioni,
la società può aspirare a un valore complessivo di 3,3 miliardi. Tolti i debiti, l'equity si porterebbe a 2,4 miliardi di euro.
Tra l'altro il mercato borsistico, al di là delle turbolenze dì questi giorni, è ricettivo come dimostra il futuro arrivo in Borsa di varie big cap, quali Fintecna, Maire Tecnimont, Grandi Salumifìci Italiani; e Sky si presenterebbe al mercato con dei numeri invitanti: nel 2006, terminato il 30 giugno, la pay-tv ha chiuso il primo bilancio fiscale in utile. I profitti, a tre anni dal battesimo di Sky Italia, sono stati di 32 milioni a fronte di un giro d'affari da 1,6 miliardi. Oggi la tv a pagamento conta oltre 4 milioni di abbonati, che ne fanno la terza pay-tv in Europa dietro alla francese Canal Plus e alla stessa bSkyb. Ma soprattutto ha tassi di crescita che la tv generalista sembra aver perso: mentre i network tradizionali sono in crisi, con pubblicità stagnante se non negativa, la pay-tv è riuscita a convogliare il pubblico di fascia alta con una più alta disponibilità di spesa. In media ogni abbonato, aveva spiegato Mockridge a fine dicembre, spende circa 40 euro al mese. I margini di Sky Italia sono migliorabili visto che l'affollamento pubblicitario della piattaforma è più basso di quello di operatori analoghi in altri Paesi: il mercato italiano ha ancora spazi di crescita.
Nei giorni scorsi, intanto, c'è stato un riassetto tra le fila del management con l'arrivo di Andrea Scrosati. Il manager è il nuovo vicepresidente corporate e market Communications e il suo arrivo ha segnato la prima vera riorganizzazione dall'avvio di Sky.
per "Il Sole 24 Ore"