La Lega lancia l'ultimo assalto alle televisioni usando come arma letale i posticipi. Motivo del contendere: il contratto per la serie B ma in realtà i contenuti dello scontro sono molto più ampi e coinvolgono un po' tutti i padroni del calcio, il Governo e, soprattutto, le tv.
Da Milano ieri ha ufficializzato una minaccia fatta filtrare nei giorni scorsi: niente più posticipi di rilievo sino a quando le televisioni non risolveranno il problema della copertura (anche economica) della B. Ecco perché alla quarta di campionato Roma-Juventus andrà in scena domenica pomeriggio.
Il posticipo domenicale sarà il derby di Genova mentre sabato scenderanno in campo l'Udinese contro la Reggina (alle 18) e il Milan contro il Parma (alle 20.30). Da Milano hanno già fatto sapere che in assenza di una soluzione difficilmente troverà collocazione notturna Torino-Juventus, derby di grande prestigio che per giunta ritorna in serie A dopo quattro anni. Un brutto colpo per le televisioni, soprattutto per Sky che sul calcio ha investito, 630 milioni di euro.
Antonio Matarrese, presidente della Lega, giovedì affronterà i suoi associati e qualcosa dovrà prospettare per evitare una «serrata» che, comunque, viene da tutti considerata come la più estrema delle ratio (anche perché alla fine pagherebbero solo i tifosi).
In assenza di risposte positive da parte delle Tv, potrebbe prendere consistenza una seconda alternativa: il ritorno della serie B alla domenica pomeriggio e la vendita delle partite alle televisioni locali semmai opportunamente consorziate. Ma al di là delle cifre (decisamente più modeste di quelle che si otterrebbero dalle emittenti nazionali), alla Lega la soluzione appare poco esaltante perché alla fine quel campionato avrebbe una esposizione televisiva completamente in «chiaro». Questa alternativa potrebbe avere una variante: vendita solo degli anticipi e posticipi cercando di recuperare al botteghino i soldi perduti dalla talevisione, provando così a riavvicinare il calcio alla gente.
Il problema, però, è più complesso di quanto appaia e la B ne è soltanto un aspetto, forse addirittura il meno importante. Perché in questa vicenda si confrontano e, soprattutto, si scontrano interessi televisivi diversificati che riguardano anche la A. Sky ha fatto sapere che è pronta a intervenire a una sola condizione: che la spesa venga divisa fra tutte le emittenti nazionali, cioè per quattro. Telecom, cioè La7, non si è tirata indietro e ha avanzato una proposta di quattro milioni di euro.
La Rai, invece, ha fatto sapere che il suo budget per il calcio è stato esaurito dagli investimenti sulla Champions e sull'Europeo. La Tv di Stato vorrebbe provare a lanciare il digitale terrestre ma solo a partire dal prossimo anno perché in questo momento non si sentirebbe pronta per questa sfida. E così da viale Mazzini hanno lasciato cadere l'offerta della Lega: un bel «pacchetto» composto dalla Coppa Italia (che alla Rai interesserebbe) e dalla serie B.
Mediaset sarebbe completamente disinteressata a questa discussione. Ritengono di aver pagato troppo i diritti in chiaro della A e della B non sanno che farsene. Sul digitale terrestre, Mediaset schiera la parte più «polposa» del campionato, una situazione che irriterebbe Sky che si ritrova a gestire una inesistente esclusiva e a combattere con i prezzi decisamente competitivi con cui il digitale terrestre vende il «suo» , campionato. Di qui l'esigenza dell'emittente di Murdoch ad avere garanzie anche in vista dell'entrata effettiva in vigore della nuova legge sulla vendita collettiva dei diritti televisivi. La B, alla fine, è solo un pretesto: la partita è decisamente più ampia e complessa.
Antonio Maglie
per "Il Corriere dello Sport"