Scade oggi il termine per i canali satellitari per sottoscrivere il contratto con Auditel. Non è dato sapere quali emittenti firmeranno l'accordo, che arriva al termine di una vicenda alquanto controversa, passata anche per le aule dei tribunali.
L'intesa tra Sky e Auditel è abbastanza naturale, dal momento che il controllo dei dati di audience e share assume una valenza sempre più strategica per la crescita galoppante della società di Rupert Murdoch.
Una crescita che ha permesso al gigante Sky di incidere in modo significativo sulla raccolta delle risorse pubblicitarie, tanto da spingere il Presidente della Rai a negare l'esistenza del duopolio televisivo nel nostro paese. "Non c'è più un duopolio televisivo in Italia - aveva detto Claudio Petruccioli nel corso dell'audizione alla Camera sul ddl Gentiloni - almeno per quanto riguarda i ricavi".Â
Il mercato sarebbe già spartito tra i tre broadcaster, in misura sempre più paritaria. Perché dunque - si sono chiesti a Sky - lasciare a Rai e Mediaset il controllo di Auditel, vero nodo della distribuzione delle risorse?
Per questo negli ultimi anni si è cercato di realizzare tutte le misure necessarie per la rilevazione dei dati di ascolto dei canali satellitari. E l'ingresso di Sky nella società di Malgara e Pancini sembrava potesse essere un percorso agevole: prima l'ingresso di un rappresentante Sky, Vittorio Bossi (autore di un avvincente saggio sul tema dal titolo "Auditel: un sistema aperto") nel comitato tecnico, in attesa della nomina di un vero e proprio consigliere di amministrazione.
Purtroppo però nell'aprile 2005, accogliendo il ricorso di alcune emittenti (che chiedevano maggiore trasparenza), la Corte di Appello di Milano inibisce la pubblicazione dei dati disaggregati dei canali satellitari.
Solo dopo più di un anno e mezzo, e non meglio precisate innovazioni tecniche, l'ordinanza del 10 gennaio della stessa Corte annulla il blocco della diffusione dei dati sancito con la precedente disposizione.
 Il 4 febbraio Auditel comincia un periodo di prova per i canali satellitari, ma senza diffondere alcuna comunicazione preventiva.
Così, quando il 14 marzo la società di rilevazione invia alle varie emittenti una lettera con la quale si sollecita la sottoscrizione di un contratto "entro e non oltre il 20 marzo", non manca chi grida al sopruso, pronto a ricorrere a vie legali. Al netto dei colpi di scena che verranno, la vicenda ben sintetizza l'anomalia italiana nella quale si colloca.
Un'anomalia, quella televisiva, nella quale un monopolio si aggiunge a un duopolio, continuando a soffocare e deprimere ogni forma di pluralismo e concorrenza.
In questo Auditel, da vent'anni unica società a rilevare i dati di ascolto radiotelevisivi, gioca un ruolo fondamentale, perché misura il valore commerciale (e talvolta anche quello culturale) della programmazione di emittenti radio e tv. Calcola gli spettatori e quindi i consumatori e li offre alle concessionarie pubblicitarie.
Un sistema, tutt'altro che aperto, del quale metodologie, campioni di riferimento, parametri e strumenti utilizzati sono da sempre imperscrutabili e spesso contestati.
Proprio per l'importanza assunta dalla misurazione degli ascolti nella distribuzione delle risorse il ministro Gentiloni sta cercando, vedremo con quali risultati, di coinvolgere nella rilevazione l'Autorità Garante per le Comunicazioni e di valorizzare l'indicatore di qualità dei programmi del servizio pubblico.
Tuttavia il sempre più probabile ingresso di Sky nel cda di Auditel aggraverà il conflitto di interessi di una società di rilevazione amministrata dai soggetti rilevati. Controllati e controllori, nello stesso tempo e nello stesso spazio: tanto per restare fedeli al copione dell'anomalia.
Francesco De Carlo
per "Off"