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Sky: no ai furbetti del televisorino

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Fonte: La Stampa

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Sky Italia
  mercoledì, 20 giugno 2007

Chi è il nemico giurato di Sky? L’Auditel gestito dei “furbetti del televisorino”, dai controllori che sono anche i controllati, da Rai e da Mediaset che posseggono più del 60% di questa società di rilevazioni. Ordine bisognerebbe mettere, equilibrio per un mercato che ha mutato la sua fisionomia.

Tullio CamiglieriDi questo è convinto Tullio Camiglieri, direttore dei rapporti istituzionali di Sky, lo stratega di questa tv. «Noi abbiamo proposto un assetto Auditel totalmente diverso: un terzo della proprietà alle televisioni, un terzo agli investitori pubblicitari, un terzo a soggetti indipendenti. Ci troviamo di fronte a un cambiamento epocale, non esiste più solo la piattaforma terrestre ma la tv via cavo, la satellitare, telefonia mobile, digitale, tutte queste nuove piattaforme vanno monitorate. Inoltre ridimensioniamola quest’Auditel ritornando al suo valore primo, uno strumento utile soprattutto agli investitori».

Altri nemici di Sky? «Una mentalità vecchia che continua a confrontare la televisione a pagamento con quella generalista».

Chiuso il passaggio nemici, si passi agli amici. Chi sono gli amici di sky? Innanzitutto i bambini e i ricchi. Perché sia ben chiaro, un ricco su tre guarda Sky. E infatti è proprio nella fascia sociale alta che questa televisione ha i suoi affezionati. I dati delle ultimissime settimane ne sono una conferma attestando un dato in ascesa fortissima. Ma l’estate dei ricchi non poggia sulle sabbie mobili.

L’audience di Sky ha toccato l’8,2% mentre gli abbonamenti da poco meno di due milioni registrati negli esordi del lontano 2003, oggi hanno sfondato il tetto dei 4 milioni. La più colpita dall’effetto Sky non è Mediaset come si potrebbe pensare ma la Rai alla quale la televisione a pagamento erode i telespettatori in maggior numero. Il target zoccolo duro è formato dai bambini dai 4 ai 14 anni (19,1%) e dalla fascia tanto amata dai pubblicitari quella che spazia dai 15 anni ai 54 anni (19,1%).

La classe socio economica più alta, dati di questi giorni, la fa da padrona (18,8%), svetta al 27,9% nella fascia oraria che va dalle 15 alle 18. Dunque dal 2003 a oggi Sky ha guadagnato fino a 6 punti di share. E se è vero che nel mercato pubblicitario ogni punto vale tra i 40 e i 60 milioni di euro l’anno, allora si capisce anche quel po’ di nervosismo che serpeggia a viale Mazzini e a Cologno Monzese.

Tutto questo tripudio di cifre si traduce poi in strategie, in crescita. L’autunno sarà all’insegna della produzione, una volta che le acquisizioni sono oramai un fatto assodato. Produzione che guarda soprattutto alla fiction tagliata sul target di riferimento della tv. Dunque storie italiane, originali e non. E’ di queste ore la chiusura del progetto che riguarda Romanzo criminale. Diventerà una fiction scritta dallo stesso De Cataldo, autore del libro e sceneggiatore del film, per la regia ancora una volta di Michele Placido.

Dal 2 luglio Maurizio Costanzo arriverà su Sky Vivo, dal lunedì al venerdì, espediente furbo per conquistare un pubblico di fascia più bassa che solitamente li segue meno. Fine dei giochi?
«E’ solo l’inizio - dice sempre Tullio Camiglieri - tra le nostre tante strategie per la prossima stagione c’è l’aumento progressivo dei canali e dell’offerta in alta definizione. Svilupperemo il PVR, un decoder in grado di registrare che permette all’utente di farsi un palinsesto personale. E poi l’offerta ai bambini che sarà molto rafforzata; sono loro le nostre generazioni di riferimento, i telespettatori del presente e del futuro e sono loro a dover essere introdotti verso l’abitudine all’offerta multimediale. E poi lo sport, sempre di più: i mondiali di rugby, la Formula 1 offerta in modo innovativo, interattivo».

Fare cinema, no?
«Noi non siamo produttori, non rubiamo il lavoro ad altri. Certo, di produttori ce ne sono pochi, manca una scuola che li formi. Ora esistono soprattutto dei produttori esecutivi che aspettano i contributi statali, rischiano pochissimo, non sono imprenditori. Per superare la crisi del cinema servono anche provvedimenti specifici, detassare il costo del lavoro delle maestranze. Ma questo è altro affare. Io penso a Sky che mi piacerebbe si potesse ricevere attraverso tutte le piattaforme possibili, Internet, telefonia mobile. L’impulso al pluralismo significa, maggiore offerta, competitività e possibilità di scelta. Io ho questo sogno, una grande televisione».

Michela Tamburrino
per "La Stampa"

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